Silicon Valley: è terremoto finanziario
Venerdì 10 marzo gli enti regolatori californiani hanno dichiarato fallita la Silicon Valley Bank, la banca preferita dalle start up hi tech degli Stati Uniti. L’agenzia Federal Deposit Insurance Corporation è stata nominata custode dei depositi.
A saltare agli occhi è che la banca possedeva un fondo del valore di 49 miliardi nel 2018, cresciuto a 102 miliardi di dollari nel 2020, per raggiungere i circa 200 miliardi nel 2021.
Fino all’imposta chiusura dell’Istituto bancario, tuttavia, l’agenzia di rating Moody’s ha continuato a dare alla banca della Silicon Valley il rating A, lasciando credere che tutto continuasse ad andare a gonfie vele.
Quasi a sorpresa, lunedì 13 marzo, alla riapertura dei mercati finanziari, emerge però che a fallire c’è già una seconda banca, la Signature Bank. L’onda d’urto ha investito la First Republic Bank, banca californiana le cui azioni sono immediatamente scese del 15%, spingendo centinaia di clienti a riversarsi agli sportelli per ritirare quanto depositato, per poi precipitare fino al 78%, nonostante la banca abbia dichiarato domenica di avere rafforzato le finanze con la liquidità della Federal Reserve e di JPMorgan Chase.
Nel giro di poche ore però le banche JpMorgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo hanno visto evaporare 52,4 miliardi di dollari di valorizzazione. Anche il titolo PacWest Bancorp è crollato rovinosamente di oltre il 42% negli scambi pre-mercato.
Ad aggiungersi alla fila di banche a rischio si sono aggiunte la Pacific Western e la Western Alliance Bancorporation, e poche ore dopo, nella notte di domenica, il primo ministro britannico Rishi Sunak e la Banca Centrale d’Inghilterra sono corsi in soccorso della filiale britannica della Silicon Valley Bank, evitando così, dicono loro, di ricorrere al bail in con i risparmi dei contribuenti, già sul piede di guerra contro il governo londinese per i continui aumenti di prezzi ed energia.
In Spagna, la banca Sabadell ha perso il 5,11% alla chiusura del mercato di venerdì, così come Bankinter che ha perso il 4,22% e Santander il 4,21%. Scenari simili si sono verificati a Milano, Amsterdam, Francoforte e Parigi. In poche ore l’Europa ha bruciato 291 miliardi. Wall Street si è invece ripresa nelle ultime ore.
Tra gli effetti collaterali del fallimento di Silicon Valley Bank vi è anche quello di avere terremotato il settore delle stablecoin, cioè quella particolare cripto valuta agganciata al valore di una moneta di Stato a corso legale, generalmente il dollaro.
Intanto, senza colpo ferire, è intervenuto Elon Musk che, forse a sorpresa, ha cinguettato di essere aperto all’idea di far acquistare da Twitter la banca della Silicon Valley per farla diventare una banca digitale.
Tra i grandi investitori coinvolti nella banca dell’hi tech Vanguard, che detiene l’11 per cento delle quote, BlackRock, con l’8 per cento, JP Morgan e altri ancora. “Non è il 2008”, si sono affrettati a precisare dal Tesoro americano, sottolineando che il piano del governo non implica alcun salvataggio. Si tutelano i titolari di conto corrente mentre gli azionisti vengono spazzati via, ha precisato il Tesoro americano, confermando la linea di Janet Yellen che tenta un salvataggio in estremis dell’Amministrazione Biden che, a giudicare dall’aria che tira, non se la passa troppo bene.
Lo stesso Biden è intervenuto stamani alle 9, ora di Washington, per rassicurare tutti gli americani che il sistema bancario è sicuro. Tuttavia l’inquilino della Casa Bianca non sembra essere stato troppo convincente visto che, dopo il suo discorso, 30 banche sono state sospese a Wall Street per eccesso di ribasso
di Jeff Hoffman e Fabio Belli