di Gionata Chatillard e Fabio Belli
Sono almeno 7 i diplomatici che hanno perso la vita in seguito al bombardamento del consolato iraniano a Damasco. L’offensiva, lanciata dall’Esercito israeliano, corre il rischio di innescare un’ulteriore escalation regionale. Sebbene il Governo di Benjamin Netanyahu abbia condotto centinaia di attacchi aerei contro gruppi armati sostenuti da Teheran in territorio siriano, quello di ieri è stato il primo bombardamento che ha deliberatamente preso di mira la sede diplomatica della Repubblica Islamica. Motivo per cui l’Iran, oltre a denunciare la violazione “di tutti gli obblighi e le convenzioni internazionali”, ha già dichiarato che si riserverà il diritto di rispondere come meglio crede all’offensiva.
Fra le 7 vittime del bombardamento spicca il nome di Mohammad Reza Zahedi, generale di brigata del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) incaricato di contenere l’Esercito israeliano attraverso il coordinamento delle milizie filo-iraniane che operano nella regione. Secondo diverse fonti, Zahedi sarebbe il militare di più alto rango eliminato dalle truppe di Netanyahu, e la sua morte potrebbe essere paragonabile a quella del comandante in capo Qassem Suleimani, ucciso dagli Stati Uniti nel 2020. Come successe in quell’occasione, infatti, anche questa volta una folla di manifestanti è scesa nelle strade di Teheran per condannare l’attacco e chiedere, per l’ennesima volta, giustizia.
Dure, e non poteva essere altrimenti, le reazioni da parte iraniana. Il leader della rivoluzione islamica, Ayatollah Khamenei, ha affermato oggi che i coraggiosi uomini iraniani “puniranno” Israele e faranno “rimpiangere” il regime malvagio per il crimine commesso in Siria. Anche il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha promesso che il bombardamento della sede diplomatica non rimarrà senza risposta: “Il regime sionista ha fatto dell’assassinio alla cieca una parte della sua agenda nella lotta per la propria salvezza, ma dovrebbe sapere che non raggiungerà mai i suoi sinistri obiettivi attraverso metodi così disumani”, ha concluso Raisi. La condanna è avvenuta anche da Pechino dove il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha affermato che la sicurezza delle istituzioni diplomatiche, così come l’integrità territoriale della Siria, non possono essere violate. Da Mosca, dopo il comunicato di circostanza del Ministero degli Esteri, è intervenuto il capo dei servizi segreti esteri russi, Sergey Naryshkin, che ha definito l’attacco un atto terroristico da parte di Israele e un passo vergognoso e criminale nei confronti dell’Iran.