di Gionata Chatillard
Ê una vittoria agrodolce quella della destra spagnola, che pur avendo ottenuto la maggioranza dei voti non riuscirà probabilmente a formare un Governo. A fare da ago della bilancia, ancora una volta, saranno i partiti regionali, e in particolar modo i separatisti catalani, che vedono come fumo negli occhi il Partito Popolare guidato da Alberto Núñez Feijòo. Il leader conservatore si è imposto in quasi tutte le province del paese, ottenendo il 33% dei voti e un totale di 136 seggi. Quattordici in più del Partito Socialista dell’attuale premier, Pedro Sánchez, che punta però a imbastire una maggioranza sostenuta dai movimenti indipendentisti. La domanda è: a che prezzo?
Il leader separatista Carles Puigdemont ha già avanzato le sue richieste, che includono non solo l’autodeterminazione della Catalogna, ma anche l’amnistia per il referendum illegale celebrato nel 2017. È proprio a causa di quell’iniziativa che il politico catalano e diversi suoi collaboratori si trovano da oltre 5 anni in esilio in Belgio. Una situazione che di certo non aiuta Sánchez. Tanto più che la Giustizia spagnola non sembra affatto disposta a dare una mano al premier uscente, se è vero che proprio ieri il procuratore della Corte Suprema ha chiesto un mandato di perquisizione, arresto e reclusione per lo stesso Puigdemont. Un tempismo perfetto di cui ha fatto sfoggio anche il giudice spagnolo che, sempre ieri, ha deciso di arrestare l’eurodeputata Clara Ponsatí, da poco tornata dall’esilio e rilasciata subito dopo la sua deposizione.
Adesso toccherà quindi a Sánchez stabilire se le richieste dei separatisti siano o meno accettabili per i suoi elettori e per la tenuta dello Stato spagnolo. L’alternativa sarebbe il ritorno alle urne entro Natale, con il rischio che i rapporti di forza rimangano però inalterati. Anche perché sia la destra sovranista di Vox che la sinistra arcobaleno di Sumar non hanno superato il 13% dei voti, in un processo elettorale a cui i cittadini spagnoli hanno comunque deciso di non voltare le spalle. Nonostante si sia trattato dei primi comizi celebrati in piena estate, l’affluenza ha infatti superato il 70%, quasi 4 punti in più del 2019, in netta controtendenza rispetto ad altri paesi europei, Italia in testa.