Sud Africa: fine delle relazioni
di Jeff Hoffman
248 voti a favore e 91 contrari. Così il parlamento sud africano ha votato la risoluzione per chiudere l’ambasciata israeliana, espellere l’ambasciatore e sospendere le relazioni diplomatiche con Israele.
Prima ancora di richiedere un vertice d’urgenza dei BRICS sul conflitto in Medio Oriente, il presidente del Sud Africa Cyril Ramaphosa aveva promosso, presso la Corte Penale Internazionale, la richiesta di un mandato di cattura contro il premier israeliano accusato di genocidio.
“Il castigo collettivo di civili palestinesi attraverso l’uso illegale della forza da parte di Israele e’ un crimine di guerra. Il deliberato diniego di medicine, carburante, cibo e acqua ai residenti di Gaza equivale a genocidio”, ha poi ribadito il presidente Ramaphosa.
La risoluzione è stata promossa dal partito di opposizione di sinistra Economic Freedom Fighters, sostenuto dall’African National Congress e osteggiato soltanto dall’Alleanza Democratica, centrista, a maggioranza bianca e in gran parte filo-israeliana.
Opinione comune fra i difensori dei diritti umani di Pretoria è che l’occupazione israeliana della Palestina ricalchi i lunghi anni di apartheid sudafricano.
“”La narrazione palestinese evoca esperienze della storia di segregazione razziale e oppressione del Sudafrica”, ha infatti dichiarato Naledi Pandor, ministro sudafricano delle relazioni internazionali e della cooperazione.
Fino ad oggi hanno interrotto le relazioni diplomatiche con Tel Aviv già la Bolivia e il Belize, mentre Colombia, Cile, Bahrein, Honduras, Giordania e Turchia si sono limitati a ritirare i propri ambasciatori.