di Gionata Chatillard
Mentre le navi mercantili abbandonano il Mar Rosso per lasciare spazio a quelle da guerra, nuove rotte commerciali affiorano come alternative al Canale di Suez, considerato ormai off-limits dalle principali compagnie di navigazione internazionali. Una situazione che ha obbligato queste ultime a tornare a circumnavigare l’intero continente africano per poter trasportare merci dall’Asia all’Europa. Ma non solo, perché oltre ad aver cambiato i tragitti marittimi, il blocco del Mar Rosso ha anche dato slancio a nuove rotte terrestri, in primis quelle ferroviarie.
C’è infatti da sottolineare come, secondo diversi analisti, la situazione intorno a Suez non sia affatto destinata a migliorare nelle prossime settimane. È anzi probabile che nei porti i ritardi finiscano per accumularsi a livello esponenziale. Ecco allora che diverse compagnie esportatrici si sono già rivolte al caro e vecchio treno, facendo affidamento su una complessa rete infrastrutturale che collega i due estremi del continente euroasiatico attraversando decine di paesi. Le richieste per il trasporto di container su rotaia sono infatti aumentate drasticamente negli ultimi giorni, qualcuno dice addirittura raddoppiate. E le autorità cinesi si sono già rimboccate le maniche per aumentare la capacità del servizio a fronte di una domanda in continua crescita.
Sebbene spedire merci via treno sia più costoso che via mare, il trasporto su rotaia è circa 3 volte più veloce di quello marittimo. Nei primi 11 mesi del 2023, quasi 2 milioni di container sono stati spediti in Europa dalla Cina a bordo di oltre 15.000 treni, un volume già superiore a quello dell’intero anno precedente. Un trend ancor più accentuato dalle conseguenze del conflitto israelo-palestinese, che indirettamente sta quindi contribuendo a una maggiore integrazione infrastrutturale del continente euroasiatico. Pechino, in questo senso, potrebbe anche prendere anche due piccioni con una fava, dal momento che puntando sul trasporto terrestre e allontanandosi dagli oceani, la Nuova Via della Seta si allontanerebbe anche dal terreno di scontro preferito dalle potenze anglosassoni, che proprio sulla talassocrazia hanno fondato il loro storico dominio mondiale.
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