di Fabio Belli
Più di 40 tra i banchieri più potenti d’Europa si riuniscono da 73 anni per due volte all’anno in hotel di lusso per discutere sulle politiche di finanza globale.
È quanto riporta il Financial Times, secondo cui l’ultimo incontro, organizzato dal poco conosciuto Institut International d’Etudes Bancaires, sarebbe avvenuto alla fine di ottobre a Zurigo nel sontuoso hotel Dolder Grand, alla presenza di alti funzionari tra cui sicuramente il ministro delle finanze svizzero, Karin Keller-Sutter, e i governatori di alcune principali banche centrali.
Il gruppo non ha un sito web e i suoi componenti, gli ordini del giorno e i verbali delle riunioni non sono resi pubblici. Il forum, della durata di tre giorni, oltre allo scambio di idee tra i maggiori finanziatori del Vecchio Continente, prevede cene di gala, escursioni e shopping di lusso. Secondo quanto riferito in anonimato da alcuni membri, il segretissimo club non sarebbe come Davos dove chiunque può partecipare, ma molto più esclusivo.
Fondato a Parigi nel 1950 dai capi di quattro istituti di credito, Crédit Industriel et Commercial, Union Bank of Switzerland, Société Générale de Belgique e Amsterdamsche Bank, il club si prefigge di migliorare i movimenti internazionali di capitali e combattere i controlli valutari, a fronte di una maggiore interferenza da parte dei governi nazionali nel sistema finanziario, in altre parole se gli obiettivi sono raggiunti saremmo in una plutocrazia.
Alla prima riunione presero parte i capi di 30 banche. Gli argomenti delle discussioni si sono diversificate nel tempo, dalla necessità di aprire di filiali nelle colonie, l’impatto degli accordi di Bretton Woods, fino all’entrata dell’euro, il crescente mercato dei derivati e le operazioni bancarie moderne.
Sarà una coincidenza che, sempre nell’anno di fondazione dell’elitario club dei banchieri, usciva l’ultimo romanzo di Cesare Pavese, La luna e i falò, in cui l’autore piemontese scriveva: “gli ignoranti saranno sempre ignoranti, perché la forza è nelle mani di chi ha interesse che la gente non capisca”.