di Margherita Furlan e Gionata Chatillard
«Il partenariato Taiwan-Usa è guidato dai nostri valori e interessi condivisi», ha scritto Lai su X, aggiungendo che «collaborando con gli amici degli Stati Uniti, Taiwan si impegna a promuovere la democrazia, la pace e la prosperità nell’Indo-Pacifico».
William Lai, il presidente eletto di Taiwan, ha così ringraziato il segretario di Stato statunitense per il messaggio di congratulazioni ricevuto sabato, subito dopo la vittoria elettorale. «Gli Usa non sostengono l’indipendenza di Taiwan». Aveva detto Joe Biden dopo il voto sull’isola. Antony Blinken ha però chiamato il presidente eletto di Taiwan per congratularsi della vittoria. “Taiwan è una democrazia forte”, ha sottolineato il segretario di Stato americano.
Ma la questione di Taiwan è «al centro degli interessi fondamentali della Cina ed è la prima linea rossa insormontabile nelle relazioni sino-americane». Così ribadisce in una nota il ministero degli Esteri cinese all’indomani delle elezioni vinte da William Lai Ching-te. Pechino sottolinea di «aver duramente contestato la dichiarazione del Dipartimento di Stato americano» sulle «elezioni nella regione cinese di Taiwan», in grave violazione del «principio dell’Unica Cina e dei tre comunicati congiunti sino-americani». Gli Usa hanno «inviato un segnale gravemente sbagliato, di cui la Cina è fortemente insoddisfatta e contraria, e per questo motivo ha presentato severe rimostranze agli Stati Uniti».
Le elezioni a Taiwan non cambieranno mai il fatto che l’isola fa parte di «una Cina» e non è «mai stata un paese» indipendente e «non lo è stata nel passato e certamente non lo sarà in futuro». Lo ha detto il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, ammonendo che le iniziative a favore dell’indipendenza di Taiwan saranno «severamente punite».
La Cina – si legge inoltre nella nota del ministero – si è sempre opposta «con decisione a qualsiasi forma di scambio ufficiale tra gli Stati Uniti e Taiwan», così come «all’interferenza degli Stati Uniti negli affari di Taiwan in qualsiasi modo e con qualsiasi pretesto». Pertanto, «esortiamo gli Usa a rispettare con serietà il principio della Unica Cina e i tre comunicati sino-americani», ricordando ciò che i leader statunitensi hanno ribadito molte volte: “di non sostenere l’indipendenza di Taiwan, di non sostenere le “due Cine” o “una Cina, una Taiwan”». Pechino ribadisce quindi la richiesta all’America di fermare gli scambi ufficiali tra Washington e Taipei e «di smettere di inviare segnali sbagliati alle forze separatiste dell’indipendenza di Taiwan».
È comunque una situazione praticamente inedita quella che si troverà ad affrontare William Lai. Il candidato dell’indipendentista Partito Progressista Democratico di Taiwan ha vinto le elezioni presidenziali, ma portare avanti il suo programma di distanziamento da Pechino non sarà un’impresa facile. La sua formazione ha infatti perso ben 10 seggi nel Parlamento, dove è stata superata dai rivali del Kuomintang, sostenitori di una politica di maggiore distensione verso la Cina continentale. L’organo legislativo rimarrà senza un chiaro padrone dal momento che, per la prima volta negli ultimi 16 anni, nessuna formazione è riuscita ad ottenere la maggioranza assoluta. Tanto il Partito Progressista Democratico come il Kuomintang si vedranno quindi costretti a corteggiare il Partito Popolare di Taiwan per poter imbastire una solida maggioranza. A detta degli analisti, le alleanze saranno probabilmente a geometria variabile, a seconda dei progetti di legge da approvare di volta in volta. In ogni caso, la nuova legislatura sembrerebbe in linea di massima più favorevole agli interessi di Pechino rispetto a quella precedente. A cominciare dal versante tecnologico, dal momento che i partiti che si oppongono al presidente eletto Lai hanno più volte condannato la decisione del Partito Progressista Democratico di costruire fabbriche di microchip negli Stati Uniti, in Germania e in Giappone, rendendo in questo modo l’industria dell’isola troppo dipendente da Washington e soci.
Intanto, una delegazione di ex funzionari americani è arrivata a Taiwan per incontri post-elettorali «a titolo privato» con i massimi leader dell’isola, in base a quanto riferito dall’American Institute in Taiwan (Ait), l’ambasciata Usa de facto a Taipei. All’indomani delle elezioni presidenziali vinte da William Lai, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Stephen Hadley, l’ex vicesegretario di Stato James Steinberg e la presidente dell’AIt, Laura Rosenberger sono in visita per incontrare «una serie di personalità politiche di primo piano» e trasmettere le congratulazioni del popolo Usa a Taiwan per il successo del voto.