di Elisa Angelone
La regione dell’Indo Pacifico è in gran fermento. Ormai la retorica bellicista statunitense intorno all’Ucraina è sempre più spesso accompagnata da riferimenti alla questione di Taiwan. Secondo i documenti del Pentagono trapelati l’isola sarebbe infatti “altamente vulnerabile” ad un eventuale attacco da parte di Pechino per via della superiorità dell’aviazione cinese.
Forse per questo quindi Washington ha deciso di mandare rinforzi. Il Pentagono ha infatti annunciato l’arrivo di 200 soldati statunitensi a Taiwan al fine di addestrare le truppe taiwanesi. Stando a quanto noto, ad oggi sarebbero appena una trentina i membri del personale militare americano di stanza sull’isola. D’altra parte, era già nota la volontà di Washington di aumentare in modo massiccio la propria presenza militare a Taiwan con il pretesto della crescente minaccia cinese.
In tutto questo, secondo quanto riferisce Bloomberg, Taipei avrebbe intenzione di acquistare 400 missili Harpoon dagli Stati Uniti da utilizzare nell’eventualità di una “invasione cinese”.
Ora nella regione sono in corso esercitazioni militari congiunte tra Stati Uniti e Filippine, altro alleato di Washington in funzione anti-cinese. Le maxi esercitazioni, denominate Balikatan, proseguiranno fino al prossimo 28 aprile, coinvolgendo più di 17.000 soldati, oltre a navi da guerra e caccia statunitensi.
Manila è evidentemente consapevole del surriscaldamento della regione, al punto da iniziare a parlare di evacuazione dei propri cittadini residenti a Taiwan. Il ministero della Difesa filippino ha infatti dichiarato di monitorare attualmente la situazione nella regione del Pacifico e di essere pronto ad agire in caso si verificasse “lo scenario peggiore”. Il senatore filippino Francis Tolentino ha poi chiesto alla controparte statunitense di includere nelle prossime esercitazioni militari la messa in sicurezza dei circa 150.000 cittadini filippini che risiedono attualmente nell’isola contesa, utilizzando eventualmente a tale scopo anche navi mercantili e private.
I preparativi al prossimo conflitto, si può dire, procedono a ritmo serrato.