di Gionata Chatillard
La marina iraniana ha sequestrato ieri, 27 aprile, una nave carica di petrolio che dal Kuwait si stava dirigendo in Texas. Il teatro dell’operazione è stato il Golfo dell’Oman, dove l’imbarcazione, secondo la versione di Teheran, si sarebbe scontrata con una nave della Repubblica Islamica ferendo un numero imprecisato di marinai e causando la scomparsa di due di loro. La petroliera avrebbe poi tentato di darsi alla fuga prima di essere fermata e condotta in acque territoriali iraniane.
La nave sequestrata, come spesso succede, fa capo a diversi paesi. Battezzata con il nome di Advantage Sweet, l’imbarcazione batte infatti bandiera delle Isole Marshall, venendo però gestita da una società turca ed essendo, secondo diverse fonti, di proprietà cinese. Il petrolio che trasportava era comunque diretto negli Stati Uniti, motivo per cui Washington ha subito chiesto il rilascio della nave, sottolineando come questo sia il quinto episodio di questo tipo successo negli ultimi 2 anni. Il Pentagono ha accusato l’Iran di “violare il diritto internazionale”, interferendo sulle rotte di navigazione e “minacciando la sicurezza marittima e l’economia globale”.
Le lamentele dell’Esercito statunitense non sono tuttavia abbastanza per una cordata bipartisan di senatori statunitensi,che hanno chiesto all’Amministrazione Biden di iniziare a sequestrare sistematicamente le spedizioni di petrolio e di gas provenienti dalla Repubblica Islamica. Spedizioni che continuano ad aumentare in barba alle sanzioni statunitensi, e nonostante dal 2019 a questa parte Washington sia comunque riuscita a mettere le mani su carichi di carburante iraniano il cui valore supera abbondantemente i 200 milioni di dollari.