di Margherita Furlan
Il Vietnam è pronto a lanciare le prossime gare d’appalto per le aziende interessate a investire nella miniera di Dong Pao, uno dei più grandi giacimenti di terre rare al mondo. La mossa rientra in una più ampia strategia che mira a presentare il Paese come polo alternativo alle catene di approvvigionamento di metalli e di tecnologie di ultima generazione. A ciò si aggiungono le recenti limitazioni da parte di Pechino intorno all’esportazione di alcuni metalli chiave per la produzione di microchip e gli accordi tra entità quali Usa, Giappone Paesi Bassi per limitare lo sviluppo della Cina nel campo dei semiconduttori. Il progetto, sostenuto anche dall’Occidente, potrebbe dunque sfidare i più grandi progetti minerari attualmente esistenti al mondo. La Repubblica Popolare cinese conta il 63% dell’estrazione di terre rare nel mondo, l’85% della lavorazione della loro lavorazione e il 92% della produzione di magneti da esse derivati. Dal canto suo, il Vietnam possiede riserve di circa 20 milioni di tonnellate di questi minerali, distribuiti principalmente nella regione nord-occidentale del Paese. Queste riserve hanno un valore di circa 3 mila miliardi di dollari statunitensi e rappresentano un’opportunità significativa per lo sviluppo economico vietnamita. Il governo di Hanoi aveva già fatto parlare di un suo piano minerario lo scorso luglio che riportava l’obiettivo di estrarre fino a 2 milioni di tonnellate di terre rare all’anno entro il 2030. Oltre all’estrazione mineraria, il paese cercherà di investire anche in impianti di raffinazione, facendo rientrare quindi le terre rare nella sua politica industriale.