di Fabio Belli
Il Congresso dei deputati della Transnistria ha adottato una dichiarazione in cui si rivolge alla Russia per chiedere ufficialmente protezione, in risposta alle crescenti pressioni della Moldavia.
Le autorità di Tiraspol hanno definito un vero e proprio blocco economico quello imposto da Chisinau. Il vice primo ministro moldavo per la reintegrazione, Oleg Serebrian, ritiene invece che il provvedimento sia solo propaganda.
Il focus è chiaramente il dazio doganale obbligatorio sulle merci importate, decretato dalla Moldavia a inizio anno che causerebbe perdite significative alle società di import-export operanti in Transnistria, poiché costrette a subire una doppia imposizione fiscale.
I deputati della Transnistria hanno lanciato appelli, oltre che al Consiglio della Federazione e alla Duma di Stato russa, anche al Segretario Generale dell’ONU, alla CSI, al Parlamento Europeo, all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e ad altre comunità internazionali. Il ministero degli Esteri russo ha precisato in una nota che una delle priorità di Mosca è proteggere gli interessi dei 220.000 residenti di Pridnestrovie.
Gli autori del disegno di legge hanno sottolineato l’esperienza unica e positiva del lavoro di mantenimento della pace nella regione, sottolineando il ruolo di mediatore di Mosca nei negoziati.
“La situazione critica richiede un intervento internazionale urgente per prevenire un’escalation delle tensioni e non permettere che la situazione si trasformi in una crisi”, si legge nel documento.
Il politologo Andrei Safonov ha dichiarato a RIA Novosti che in Transnistria da Mosca si aspettano non solo assistenza economica, ma anche protezione militare in caso di aggressione.
In mezzo ai venti di guerra a tutte le latitudini, l’Unione europea rilancia con la progettazione di un centro per le tecnologie militari innovative a Kiev “per studiare e utilizzare”, si legge in una dichiarazione del servizio stampa della von der Leyen, “l’esperienza delle operazioni di combattimento in Ucraina”. La presidente della Commissione europea, inoltre, durante un intervento a Strasburgo, ha in sostanza affermato che una guerra in Europa forse “non è imminente, ma non è impossibile. Gli Stati devono capire che la pace non è permanente e per questo l’Unione europea deve investire maggiormente in armi nei prossimi cinque anni”, ha detto la von der Leyen sottolineando la necessità di dare priorità agli appalti nel settore della Difesa, proprio come avvenuto con vaccini o con il gas naturale.
Andrà tutto bene… forse.