di Margherita Furlan, Gionata Chatillard, Fabio Belli
Sabato 13 luglio, l’ex presidente e candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, è stato ferito all’orecchio destro da un colpo di arma da fuoco durante un comizio a Butler in Pennsylvania. Nella sparatoria uno spettatore ha perso la vita e altre due persone sono state ferite. L’attentatore, identificato nel ventenne Thomas Matthew Crooks che si era appostato su un tetto a circa 100 metri dal palco di Trump, è stato ucciso nella sparatoria dagli agenti dei servizi segreti.
La morte scampata di Trump sancisce per molti la vittoria elettorale del candidato repubblicano soprattutto in virtù del fatto che non si placano affatto le richieste di rimozione di Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca. Dopo la debacle televisiva con Trump, aumenta il numero di deputati e senatori che chiedono all’attuale presidente statunitense di ritirarsi, un gruppo di super donatori democratici ha addirittura annunciato il congelamento di ben 90 milioni di finanziamenti finché Sleepy Joe resterà in corsa.
Ora i servizi di sicurezza hanno i riflettori puntati contro per non essere riusciti a evitare che il ventenne attentatore sparasse a Trump. Crooks, nella cui auto è stato trovato anche del materiale esplosivo, è stato avvistato anche da alcuni partecipanti al comizio che hanno avvertito la sicurezza. Come è possibile che i tiratori dei servizi segreti che erano in posizione, non l’abbiano visto prima dell’inizio della sparatoria?
Secondo quanto riferito da esperti dell’intelligence russa, il tiratore avrebbe utilizzato un fucile AR-15 la cui portata effettiva è oltre 500 metri e che garantisce anche a un principiante prestazioni soddisfacenti nel colpire bersagli a una distanza anche superiore a quella intercorsa tra il tetto dell’assassino e il palco del candidato repubblicano.
Molte le reazioni internazionali all’attentato. Il Cremlino, tramite il portavoce Dmitry Peskov, ha accusato le autorità statunitensi di aver creato un clima ad hoc per fomentare l’attentato.
Sempre da Mosca, la portavoce degli Esteri, Maria Zakharova, ha ricordato come importanti figure americane abbiano apertamente sostenuto l’assassinio di Trump. Nell’esempio vi sono il marito del vice segretario di Stato americano Victoria Nuland, Robert Kagan, nonché il deputato Dan Goldman.
Fra le reazioni anche quella del Mons. Cardinale Viganò che vede addirittura la mano di Dio per come Trump sia scampato miracolosamente alla morte.
16In mezzo alle reazioni di circostanza dei leader europei vi è quella del premier slovacco, Robert Fico, lui stesso bersaglio di un tentativo di assassinio lo scorso maggio. “È una copia carbone del copione. Gli oppositori politici di Trump stanno cercando di farlo tacere. Quando falliscono, incitano l’opinione pubblica finché qualche poveraccio non prende le armi”, ha scritto Fico sul suo profilo Facebook. Anche il candidato indipendente alla presidenza degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., ha fatto dei parallelismi tra l’attentato di Trump e di suo zio, JFK e di suo padre Robert.
“Allora il paese fu diviso e fu forse il periodo più controverso dai tempi della Guerra Civile. E oggi ci troviamo di nuovo in un ambiente simile”, ha detto Kennedy Jr.
Il miliardario Elon Musk con un tweet ha annunciato tempi pericolosi in arrivo, rivelando di aver subito due tentativi di omicidio negli ultimi otto mesi mentre si trovava nella sede di Tesla in Texas.
Alcuni account hanno parlato di una «false flag operation», un’operazione studiata a tavolino dai sostenitori dello stesso Trump. Tradotto: far apparire come un martire l’ex presidente e candidato repubblicano alla Casa Bianca ricorrendo a un gesto estremo. Uno degli hashtag che sono comparsi su X nella giornata di ieri è stato #staged, a sottolineare come si tratti di un fatto inscenato, architettato. Ma il clima di polarizzazione che si è radicato all’interno del Paese è molto alto. Mike Collins, esponente del partito repubblicano che siede al Congresso, ritiene che Biden «abbia lanciato l’ordine» e che si tratti di un «incitamento a uccidere.» Sempre su X circola un video che vuole dimostrare come l’attentato sia invece una macchinazione della CIA: gli agenti di sicurezza non avrebbero cercato di neutralizzare l’attentatore.
Su TikTok, un account seguito da oltre un milione di persone, va oltre: «Siccome i casi giudiziari di Trump non stavano andando tanto bene, (i dem) hanno deciso di provare una strada diversa». Si torna naturalmente anche a parlare di Deep State: ancora su X, un account anonimo ma verificato scrive che «il Deep State ha cercato di assassinare Donald Trump live in televisione».
Eppure, già l’Economist, che aveva dato notizia della morte del presidente iraniano Raisi 7 giorni prima la caduta dell’elicottero, nel numero della settimana a cavallo tra maggio e giugno del 2023, aveva messo in guardia Trump da un attentato, con una copertina che oggi può essere definita persino una profezia. Due mesi fa, inoltre, The Atlantic Council aveva pubblicato un articolo sul perché Trump dovrebbe essere ucciso, intitolato “Trump’s Assassination Fantasy Has a Darker Purpose” (“La fantasia sull’assassinio di Trump ha uno scopo più oscuro”).
Tuttavia, Trump ha anche tratto qualche visibile beneficio, si fa per dire, dall’attentato. Meta ha revocato le restrizioni impostegli in seguito all’attacco del 6 gennaio 2021 al Campidoglio.
Inoltre, dopo la telefonata intercorsa tra Biden e Trump a seguito dell’episodio, il tycoon ha avanzato l’ipotesi che, secondo le sue informazioni, Joe Biden ordinerà al Dipartimento di Giustizia di archiviare due procedimenti penali contro di lui. La Corte Suprema degli Stati Uniti intanto ha stabilito che Trump, come ex presidente, gode dell’immunità “assoluta” dai procedimenti giudiziari per “atti ufficiali” durante la sua presidenza.
Nel frattempo, Biden ha pronunciato un discorso alla nazione dallo Studio Ovale affermando che “non c’è spazio per questo tipo di violenza in America” e sottolineando la necessità di abbassare i toni nell’arena politica. Anche The Donald cerca per ora di non esasperare ulteriormente una situazione politica già estremamente polarizzata. L’ex presidente ha infatti affermato che in occasione dell’imminente convention repubblicana farà un discorso molto diverso rispetto a quanto pianificato per trasmettere un messaggio di unità alla nazione. Oggi l’ex presidente sarà a Milwaukee, nel Wisconsin, dove fino a giovedì si svolgerà la convention nazionale del partito repubblicano che, alla presenza anche di Nikki Haley, lo nominerà ufficialmente candidato alle prossime elezioni presidenziali.
Infine la verità più sconcertante, a poco più due ore dalla notizia dell’attentato, le piattaforme di e-commerce hanno iniziato a vendere magliette con l’immagine di Trump che alza il pugno in aria con la guancia insanguinata.
Secondo un rapporto redatto dal Congressional Research Service nel 2008, negli Stati Uniti si sono verificati 15 attentati (16 con quello di ieri) contro presidenti, ex presidenti e candidati presidenziali, cinque dei quali fatali. In totale, delle 45 persone che hanno ricoperto la carica di presidente, 13 (ovvero circa il 29%) sono state oggetto di omicidi e tentati omicidi. Il che dice molto sulla storia di questo Paese, di cui oggi una parte significativa cerca un punto di riferimento che appaia estraneo all’establishment. Trump ha così fatto da catalizzatore, incontrando l’insoddisfazione dei blue collar e di una parte della middle class, soprattutto quella dell’America profonda. Mentre lievitano a cifre stratosferiche sia le spese militari che il debito pubblico, il Paese cade a pezzi, e la povertà dilaga come il fentanil. In sei stati dell’unione (Texas, California, Alaska, Louisiana, Florida e New Hampshire) sono sorti movimenti secessionisti, che spesso sono guidati di fatto dai rispettivi governatori. Il MAGA (Make America Great Again) è dunque il veicolo politico di qualcosa di profondo, tanto che questo attentato, da chiunque sia stato voluto, potrebbe presentarsi come uno spartiacque per l’intero Paese, che corre il rischio d’infiammarsi sempre più da qui a novembre. Vadano come vadano le elezioni, ci sarà una parte degli sconfitti che non accetteranno l’esito del voto. L’America è il paese in cui i civili possiedano 393 milioni di armi da fuoco. Ed ogni governatore ha ai suoi ordini la Guardia Nazionale, cioè l’esercito di ogni singolo Stato.
E’ utile infatti ricordare che la guerra civile americana cominciò proprio con la secessione di alcuni Stati. Mentre c’è chi si chiede dopo Raisi, Fico, Orban, Trump, cos’altro succederà nel mondo?