Tutti in pista per la corsa all’oro
di Jeff Hoffman
Le banche centrali hanno aumentato l’acquisto di oro del 176% passando dalle 82,7 tonnellate del primo trimestre del 2022 alle 228 tonnellate del 2023, il massimo storico da inizio millennio e, stando ai dati del World Gold Council, la nuova corsa all’oro è soltanto all’inizio.
A condurre la gara, per il momento, sono Singapore, Cina, Turchia e India e continua ad aumentare la domanda da parte degli istituti bancari che emettono moneta.
A cercare rifugio nel metallo prezioso, in ogni caso, ci sono anche gli Stati Uniti dove la domanda di lingotti e monete ha raggiunto i 32 trilioni di dollari, il livello trimestrale più alto dal 2010.
Andando oltre i dati trimestrali, tuttavia, ad accaparrarsi il primo posto sul podio delle riserve aurifere è ancora la Turchia, che detiene, sempre stando ai dati, 565 tonnellate di oro.
Dopo la Turchia, ad avere incrementato i propri acquisti sono la People’s Bank of China e la National Bank of Kazakhstan, rispettivamente al secondo e al terzo posto fra i Paperon de Paperoni acquirenti del metallo prezioso.
In ogni caso, lo stato con il più alto numero di miniere d’oro è la Cina, seguita da Australia, Russia e Stati Uniti.
Ad una certa distanza dai dati e dagli istituti bancari, nel frattempo, salta fuori che in California, da sempre nota come Golden State, a causa delle forti precipitazioni è fortemente aumentata la quantità di pagliuzze di oro trasportate da fiumi e torrenti che, evidentemente, hanno riportato, come alla fine del 19° secolo, i cittadini californiani spinti dalla crisi economica alla ricerca dell’oro.
Meno fortunati, però, i 27 lavoratori peruviani che, a causa di un incendio, hanno perso la vita nella miniera d’oro peruviana di Yanaquihua nel dipartimento di Arequipa.
L’incendio, apparentemente seguito da un’esplosione, si sarebbe propagato sabato, ma la polizia peruviana non è stata in grado di stabilire il numero dei decessi fino al giorno dopo, domenica 7 maggio.
Le vittime dell’economia, quindi, sono e continuano a essere gli stessi poveri e invisibili del sud del mondo di cui l’Italia, grazie agli obbedienti maggiordomi europei, farà presto parte.