di Fabio Belli e Margherita Furlan
La risposta russa all’invasione di Kiev nella regione di Kursk sembra essere arrivata oggi, 26 agosto. L’esercito russo ha infatti effettuato nella mattinata un massiccio attacco alle infrastrutture energetiche dell’Ucraina.
Le esplosioni si sono verificate in quasi tutto il Paese dove è stato annunciato un allarme aereo dopo le sei del mattino, ora di Mosca.
Secondo quanto ha riferito il Ministero della Difesa russo, sono state prese di mira stazioni di compressione del gas e siti di carburante per aerei in 12 regioni. Danneggiata anche la centrale idroelettrica di Kiev.
Inoltre, sono stati colpiti i siti di deposito di armi aeronautiche, presumibilmente ricevuti dai paesi occidentali, negli aeroporti nelle regioni di Dnepropetrovsk e Kiev. A seguito degli attacchi in Ucraina si sono verificate interruzioni nell’erogazione di energia elettrica, così come interruzioni del trasporto ferroviario di armi e munizioni verso le zone di combattimento.
Il leader ucraino, Volodimir Zelensky ha confermato che il Paese ha sperimentato uno dei più estesi attacchi degli ultimi mesi, subendo estesi blackout.
Per Mosca la goccia che sembra aver fatto traboccare il vaso potrebbe essere il drone ucraino che stamattina ha colpito un grattacielo nella città di Saratov, nel sud della Russia, ad almeno 600 Km di distanza dalla linea del fronte russo-ucraino. Nell’attacco, secondo il Ministero della Difesa russo, sono stati abbattuti nove droni e sono rimaste ferite quattro persone di cui una grave.
Nel frattempo, la Polonia ha annunciato che un drone suicida russo sarebbe entrato stamani mattina nel suo spazio aereo. Il drone si sarebbe successivamente schiantato circa 25 km dopo aver attraversato il confine dall’Ucraina. Varsavia starebbe aspettando ora l’analisi del drone caduto sul suo territorio prima di concordare con il Consiglio di Sicurezza di discutere la possibilità di invocare l’articolo 5 della NATO.