di Elisa Angelone
Dall’incontro tra Xi Jinping e Vladimir Putin a Mosca all’inizio della settimana è emerso non solo lo stretto coordinamento tra le due potenze a tutti i livelli, ma anche il timore degli Stati Uniti che si inizi effettivamente a parlare di pace in Ucraina. Per di più, di una pace non stabilita da Kiev (e dunque da Washington), bensì mediata da Pechino, ovvero dal rivale per eccellenza degli Stati Uniti.
Il Cremlino ha accolto “con rispetto” la proposta di pace cinese per l’Ucraina e si è detto pronto ad utilizzarla come base per un futuro negoziato. Questo preoccupa Washington, innanzitutto perché non è nei suoi piani che la guerra contro la Russia sia di breve durata. E poi perché l’iniziativa cinese per la pace, categoricamente rifiutata dall’amministrazione Biden, rischia di mettere Washington in cattiva luce, dipingendo gli USA agli occhi del mondo – un mondo ormai stanco della guerra – come i veri guerrafondai. Ad uscirne “vincitrice” sarebbe in tal caso proprio Pechino, che, facendo leva sul malcontento generale circa la guerra, vedrebbe ulteriormente accrescersi la propria influenza diplomatica.
Lo scrive Bloomberg citando un funzionario dell’amministrazione Biden, secondo cui il piano di pace cinese ha creato un certo disagio in quel di Washington che deve guardarsi bene dal liquidare pubblicamente la proposta cinese per non favorire l’ascesa di Pechino.
La Cina non mancherà di sfruttare questo disagio e, secondo quanto scrive il quotidiano cinese Global Times, “si coordinerà con più partner in tutto il mondo per la mediazione della crisi”.
In che modo gli Stati Uniti intendano presentarsi come favorevoli alla pace nel momento in cui continuano a sollecitare “supporti letali” per Kiev resta da vedere.
Il resto del mondo, escludendo ovviamente i vassalli europei, sembra essere ben conscio del fatto che la parola “pace” nell’occidente collettivo, è ormai totalmente svuotata del suo significato e indica, semmai, il suo contrario.