di Margherita Furlan e Fabio Belli
Nella notte tra il 12 e il 13 maggio le forze aeree e navali russe hanno sferrato un massiccio attacco nelle aree di Khmelnytskyi e Ternopil dove si trovavano alcuni depositi contenenti munizioni provenienti dai Paesi membri della NATO.
L’attacco missilistico russo, definito uno dei più intensi da febbraio 2022, avrebbe preso di mira il 649° deposito aereo di armi e munizioni con all’interno un numero significativo di razzi SAM di fabbricazione occidentale. Al momento dell’attacco, alle 04:52 ora di Mosca, sono state registrate scosse di magnitudo 3,4 a nord-ovest di Khmelnytskyi.
Dopo il “fungo” a Khmelnytskyi si sono susseguite numerose detonazioni. Si ipotizza che la Russia durante questo attacco abbia distrutto proiettili e attrezzature per un valore di oltre 200 milioni di euro.
Secondo alcuni esperti nei magazzini esplosi potrebbero trovarsi anche le munizioni all’uranio impoverito, trasferite dalla Gran Bretagna.
Un chiaro picco di radiazioni gamma è stato rilevato a Khmelnitsky intorno al 12 maggio, ma l’emissione è continuata a salire nei giorni successivi.
Considerando che le radiazioni gamma provenienti dall’uranio impoverito sono basse, il picco a Khmelnitsky potrebbe indicare che una scorta piuttosto grande di munizioni all’uranio impoverito sarebbe stata distrutta, sollevando polvere di uranio nell’aria. Anche perché le città di Ternopol, Khmilnik e Novaya Ushitsa non hanno rilevato dati irregolari di radiazioni nell’aria. Non ci sono conferme ufficiali, anche perché per il governo ucraino ad essere colpita è stata una fabbrica di pane.