di Fabio Belli
Mentre la Francia abbandona l’Africa, la Russia sembra mettere sempre più radici nel Continente Nero.
L’ambasciata russa in Burkina Faso ha infatti ufficialmente ripreso le operazioni dopo essere rimasta chiusa per oltre tre decenni. La riapertura della missione, avvenuta cinque mesi dopo l’incontro tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il leader Burkinabé, Ibrahim Traoré, conferma il consolidamento delle relazioni bilaterali fra i due paesi e, soprattutto, la svolta africana verso Levante.
L’Occidente è sempre più impegnato a leccarsi le ferite, lo dimostrano anche le dichiarazioni anonime di due funzionari statunitensi che hanno riferito al sito web Politico del palese cambiamento di strategia di Stati Uniti e Unione europea sull’Ucraina. Secondo quanto appreso l’obiettivo velleitario di “vittoria totale” di Kiev sembra non fare più presa anche alla luce dei recenti cambiamenti dello scenario internazionale. Pertanto, riferisce sempre Politico, si starebbe spingendo verso una soluzione negoziata che potrebbe cedere, o meglio consolidare, parte del territorio ucraino a Mosca.
Non a caso anche Londra pensa di uscire dall’agenda ucraina. Il premier, Rishi Sunak, ha infatti programmato una nuova bozza di bilancio che ridurrà drasticamente molte tasse anche a fini elettorali in vista delle consultazioni del 2024. È probabile, come suggerito in una lettera inviata al governo da ex ministri della difesa britannica, che i tagli alla spesa saranno proprio quelli destinati a Kiev che potrebbe veder ridimensionati o addirittura azzerati i 5 miliardi di sterline ricevuti nel biennio 2022/2023.
E i dubbi sulla linea dura della russofobia sembrano addirittura provenire dai vassalli di Washington. Secondo quanto pubblicato sul Financial Times, Germania, Francia, Italia e Unione europea avrebbero espresso riserve sull’idea statunitense di confiscare 300 miliardi di dollari di beni russi, preferendo riflettere sull’effettiva legalità del provvedimento.
A palese dimostrazione che la retorica ucraina non conviene più, vi sarebbero i dati economici, secondo i quali dopo l’inizio del massacro israeliano a Gaza, la capitalizzazione delle 40 società militari-industriali dell’occidente, tra cui Boeing, Lockheed Martin, e BAE Systems, è aumentata di 55 miliardi di dollari. Un dato che aveva registrato un segno negativo speculare proprio dopo il fallimento della cosiddetta controffensiva ucraina.
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