di Gionata Chatillard
La compattezza mostrata negli ultimi 2 anni dall’Occidente sulla questione ucraina sembra ormai solo un ricordo. Se fino a poco tempo fa i paesi europei si limitavano sostanzialmente a obbedire a Washington inviando quante più armi possibili a Kiev, lo scenario sembra oggi decisamente cambiato. Anche perché a cambiare sono stati gli stessi Stati Uniti, con il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump che diventa più probabile ogni giorno che passa. Ciò che ne consegue è una crescente incertezza sulla strategia da adottare in Ucraina, tanto che i Governi occidentali iniziano ormai ad andare a briglia sciolta per sopperire a un eventuale passo indietro da parte di Washington. Un passo indietro che è già nelle intenzioni di Trump e di molti repubblicani, ma che sembra anche confermato da segnali provenienti dall’Amministrazione Biden, come le annunciate dimissioni di Victoria Nuland.
Ad agitare le acque negli ultimi giorni ci ha pensato soprattutto Emmanuel Macron. Il presidente francese, forse fiutando un possibile vuoto di potere da parte statunitense, si è subito mosso per cercare di fare la parte del leone e prendere il testimone delle politiche guerrafondaie portate avanti dalla Casa Bianca negli ultimi anni. Dopo aver sdoganato l’invio di truppe occidentali in Ucraina, Macron avrebbe infatti dettato le sue linee rosse, stabilendo che un’eventuale avanzata russa a Kiev o a Odessa sarebbe motivo sufficiente per entrare direttamente in guerra contro Mosca. O questo, almeno, è ciò che ha riportato alla stampa il leader del Partito Comunista Francese, convocato assieme ad altri colleghi dallo stesso capo di Stato per essere informato sulle prossime mosse dell’Eliseo in materia estera.
Ma non solo. Secondo quanto riferisce la testata Politico, Macron avrebbe anche proposto ai paesi baltici di costruire un’alleanza militare per trasferire ufficialmente truppe occidentali sul campo di battaglia. Una proposta ricevuta con entusiasmo dai suoi interlocutori, con Varsavia in testa. Proprio il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, non solo ha detto che un intervento della NATO in Ucraina non è impensabile, ma ha anche dato un’ulteriore conferma dell’attuale presenza di truppe occidentali sul campo di battaglia.
E così, mentre la Francia si candida a leader dei falchi antirussi assecondando le posizioni più interventiste dei baltici, altri paesi, come la Germania, sembrano decisamente più prudenti. L’impressione, quindi, è che i Governi del Vecchio Continente vadano ormai in ordine sparso, tracciando linee rosse a piacimento in un momento in cui gli Stati Uniti danno segnali di voler lasciare all’Europa la patata bollente ucraina. “Se i nostri alleati invieranno truppe a Kiev, dovremo ritirarci completamente dalla NATO”, ha minacciato nelle ultime ore il senatore Mike Lee in risposta all’afflato bellico di Macron. Secondo il politico repubblicano,infatti, il presidente francese starebbe soffiando sul fuoco della prossima guerra mondiale. E con Trump alla Casa Bianca, il rischio è che alla fine, a rimanere col cerino in mano, siano i cittadini europei.