di Gionata Chatillard
Sono più di 35 i milioni di euro fuoriusciti dalle casse dell’Unione Europea per finanziare l’industria delle armi israeliana. A fare i conti ci ha pensato la testata Europa Today, citando varie inchieste fra le quali spicca quella dell’eurodeputato Manu Pineda, che ha recentemente presentato un’interrogazione alla Commissione per fare chiarezza sulla questione.
In particolare, il comunista spagnolo ha puntato il dito contro uno stanziamento di 8 milioni di euro a favore della Intracom Defense, società che meno di un anno fa è stata acquistata dalla Israel Aerospace Industries, colosso delle armi che, fra le altre cose, costruisce anche i droni che il Governo Netanyahu sta scagliando sia contro i civili che contro i convogli umanitari impegnati nella Striscia di Gaza.
I 35 milioni di euro totali finora erogati rappresenterebbero più del doppio dei fondi stanziati da Bruxelles per far fronte all’emergenza umanitaria in Palestina. Per l’eurodeputato Pineda si tratta di una vera e propria “vergogna”, tenendo in conto il fatto che i 27 Governi dell’Unione non hanno avuto voce in capitolo, mentre i trattati comunitari, almeno teoricamente, imporrebbero di ottenere il loro consenso esplicito per qualsiasi iniziativa volta a finanziare progetti con implicazioni militari.
Dalle citate inchieste, si arriva alla conclusione che gran parte dei fondi arriverebbe in Israele mascherata da aiuti per la ricerca universitaria, in virtù di un accordo firmato nel 1995 fra Bruxelles e il paese di Netanyahu. I progetti degli atenei in questione, però, avrebbero applicazioni di tipo militare, motivo per cui Pineda non solo chiede l’immediato stop a ulteriori finanziamenti, ma accusa anche l’Unione europea di avere le mani sporche di sangue palestinese.