di Elisa Angelone
Nel rigoglioso giardino europeo nasce oggi il cosiddetto “Gruppo di amici sul voto a maggioranza qualificata”. Un gruppo composto da nove paesi, tra cui Italia, Francia e Germania, che di fatto chiede la fine del diritto di veto in materia di sicurezza e politica estera dell’Unione. Un’iniziativa chiaramente volta ad eliminare ostacoli a decisioni impopolari in due ambiti fondamentali per il posizionamento dell’Unione Europea nel panorama internazionale, dominato dalla guerra per procura fra la Russia e l’Occidente a stelle e strisce. Ma che senz’altro riguarda l’intero spettro decisionale dell’Unione Europea in merito ai temi chiave dell’Agenda 2030. Se una simile iniziativa dovesse mai essere accolta, l’imposizione di nuove regole agli stati membri sarebbe più semplice.
Secondo i nove “amici”, invece, l’obiettivo della riforma sarebbe quello di “migliorare l’efficacia e la rapidità del processo decisionale comunitario in politica estera” per far fronte alle attuali “sfide internazionali” e “preparare l’UE al futuro”.
E’ chiaro che il primo ostacolo fra tutti è rappresentato dall’Ungheria di Viktor Orban.
Del gruppo fanno parte anche Belgio, Finlandia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia e Spagna. Inutile a dirsi che le porte sono aperte a qualunque altro paese interessato a far progredire l’Unione.
Anche perché, ironicamente, i nove amici da soli non raggiungono i numeri necessari per formare una maggioranza qualificata.