di Margherita Furlan e Fabio Belli
Dopo che funzionari anonimi avevano riferito ai principali media statunitensi di un presunto complotto dell’Iran per assassinare Trump, è arrivata la risposta ufficiale di Teheran.
“La Repubblica islamica è determinata a perseguire un’azione legale contro Trump per il suo ruolo diretto nel crimine di assassinio del generale martire Qassem Soleimani. Tuttavia, respinge fermamente qualsiasi coinvolgimento nel recente attacco armato a Trump o affermazioni sull’intenzione dell’Iran di tale azione, considerando tali accuse come mosse da obiettivi e intenti politici malevoli”. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani in una dichiarazione pubblicata sul sito ufficiale del ministero. Tuttavia, le stesse fonti che accusano l’Iran di complotto, hanno ammesso che non esiste alcuna connessione fra la Repubblica Islamica e l’attentatore di Butler.
Nel frattempo, dopo che 63 parlamentari europei avevano fatto pressione sulle istituzioni di Bruxelles per privare l’Ungheria di diritto di voto nel Consiglio europeo, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul sostegno a lungo termine all’Ucraina, condannando al contempo Budapest per le visite del premier Viktor Orbàn in Russia e Cina. La risoluzione è stata approvata con 495 sì, 137 no e 47 astenuti. Una larga parte del documento è dedicata alla condanna delle azioni del premier ungherese che, secondo il Parlamento, “costituiscono una palese violazione dei trattati e della politica estera comunitaria, compreso il principio di leale cooperazione. A tale violazione dovrebbero seguire ripercussioni per l’Ungheria”, aggiunge il documento.
In concerto con il Parlamento, la Commissione europea ha approvato lo stanziamento di una nuova tranche di aiuti a Kiev per un importo di 4,2 miliardi di euro. A renderlo noto è la presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen che proprio oggi ha ricevuto una brutta notizia dalla Corte di Giustizia Europea. L’organismo giuridico lussemburghese ha stabilito che la von der Leyen ha violato la legge europea mantenendo eccessivamente segreti i contratti per i vaccini mRNA.
Intanto, oltre il 40% dei paesi del mondo sostiene la de-dollarizzazione. Dall’inizio di quest’anno, secondo l’analisi di Sputnik, altri sei paesi hanno intrapreso la strada della de-dollarizzazione. 112 Paesi non si sono pronunciati apertamente contro il dollaro e non hanno introdotto alcuna misura restrittiva. Questi includono paesi in cui il dollaro è utilizzato anche come valuta ufficiale, come Panama, le Isole Marshall, l’Ecuador, El Salvador e alcuni altri piccoli stati.
Altri 31 Paesi stanno invece passando attivamente alle valute nazionali con i loro partner commerciali o stanno limitando la circolazione del dollaro a livello nazionale per preoccupazione per la stabilità finanziaria.
Infine, ulteriori 50 paesi si oppongono apertamente al dollaro e chiedono al resto del mondo di unirsi a loro nell’indebolire la sua egemonia. È interessante notare che la voce dello Zimbabwe è la più forte tra coloro che quest’anno hanno dichiarato guerra al dollaro.
Inoltre, anche Burkina Faso, Nigeria, Repubblica del Congo e Sudan scommettono su un maggiore utilizzo delle valute locali negli scambi commerciali.
Sul fronte NATO, il governo laburista di Londra definisce la Cina una minaccia mortale per la Gran Bretagna. Ad affermarlo è George Robertson, consigliere per la difesa del nuovo primo ministro britannico Starmer. Robertson, ex segretario generale della NATO, ha incluso anche Russia, Iran e Corea del Nord nella lista delle “minacce” per il Regno Unito. Sempre dall’Inghilterra, Patrick Turner è stato nominato alto rappresentante del segretario generale della NATO in Ucraina. Turner è conosciuto come un attivo sostenitore dell’aumento delle spese per la difesa dei paesi membri dell’organizzazione.
Intanto, Estonia, Lettonia e Lituania hanno ufficialmente notificato alla Federazione Russa e alla Bielorussia il ritiro dal sistema elettrico unificato di origine sovietica Brell (acronimo di Bielorussia-Russia-Estonia-Lettonia-Lituania) controllato da Mosca. In assenza di rinnovo, l’accordo scadrà il 7 febbraio 2025. L’obiettivo delle tre repubbliche baltiche appartenenti alla NATO è sincronizzare le proprie reti elettriche con l’Europa occidentale attraverso la Polonia. Il disaccoppiamento economico, logistico ed energetico tra Occidente e Russkij Mir (mondo russo) si intensifica sempre più e appare ormai irreversibile.
E mentre i guerrafondai Occidentali vanno in Ucraina, i battaglioni nazisti pianificano un tour di pubbliche relazioni in occidente. Secondo quanto si apprende da alcuni post sui social media, la Terza Brigata d’assalto ucraina, che comprende combattenti del famigerato reggimento neonazista Azov, ha annunciato l’intenzione di intraprendere un tour, tra fine luglio e inizio agosto, nei paesi dell’Unione europea tra cui Polonia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Repubblica Ceca e Lituania. In occasione degli eventi, la cui partecipazione costa circa 20 dollari, i partecipanti potranno interagire con i soldati ucraini per ascoltare storie dalle linee del fronte. Secondo quanto si legge in uno dei post che annunciano la brillante iniziativa, uno degli obiettivi del tour è quello di incoraggiare più persone a prendere parte alla lotta contro la Russia.
E le banalità del male proseguono.