di Margherita Furlan
Domenica 2 aprile. Una bomba nel centro della capitale storica della Russia, San Pietroburgo, scuote il mondo dal tipico torpore di una assonnata domenica di primavera. Il ‘Fondo anti corruzione’ di Alexey Navalny e altre ong straniere sono tra i primi accusati a Mosca. Troppi i soldi a cui è stato permesso di entrare in Russia in tanti anni. Poi, per costrizione, l’orso si è svegliato e il mondo è in subbuglio. Le banche statunitensi perdono quasi 400 miliardi di dollari in depositi a marzo, la Francia effettua il primo pagamento in yuan alla Cina per 65mila tonnellate di gas liquefatto importate in Francia dagli Emirati Arabi Uniti ma venduti dal colosso energetico statale cinese (dalla CNOOC alla Total Energies). Donald Trump lascia la Florida per raggiungere il Tribunale di New York. Putin, accusato di crimini di guerra, resta a Mosca, divenuta la capitale del mondo multipolare. Bakhmut è diventata russa e per la prima volta oggi lo yuan è la prima moneta scambiata a Mosca, rimpiazzando così il dollaro. Mentre i giornalisti continuano a pagare un prezzo troppo alto, mentre Edward Snowden vive con la sua famiglia e con un nuovo passaporto a Mosca, mentre Julian Assange sta morendo nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, per avere rivelato i crimini di guerra americani in Irak, senza nulla dire dell’11/9. Onore e gloria a Daria Dugina, onore e gloria a tutti i resistenti, stop alle armi.