di Gionata Chatillard
A quasi 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti non sembrano affatto intenzionati a interrompere la colonizzazione del Pacifico occidentale. Anzi, l’ultima iniziativa del Pentagono in tal senso, in evidente chiave anti-cinese, è la messa in cantiere di 5 nuovi hub militari in altrettanti paesi: Giappone, Corea del Sud, Australia, Singapore e Filippine. Queste strutture entreranno in funzione già nei prossimi mesi come centri di riparazione militare, allo scopo di fornire un supporto di assistenza tecnica a navi e aerei da guerra che potessero essere danneggiati da un eventuale conflitto. Non dover rimpatriare tali mezzi per poterli aggiustare potrebbe costituire in questo senso un importante vantaggio strategico per Washington.
Nuovi dettagli sull’iniziativa saranno annunciati nelle prossime settimane. D’altronde, dichiarano fonti del Pentagono, “le negoziazioni con i paesi implicati sono ancora in corso”. L’idea, però, è quella di arrivare a creare una vera e propria rete globale di supporto per l’Esercito statunitense, sfruttando logisticamente i territori dei paesi alleati. Il Pacifico sarà in questo senso solo la prima tappa di un progetto che fra un anno si espanderà anche in Europa, per poi arrivare nel 2026 in America Latina. Washington potrà così distribuire in mezzo mondo le proprie capacità di manutenzione dei mezzi bellici, nella speranza di aumentare esponenzialmente le proprie capacità offensive per poter conservare quel dominio globale che sembra ormai scricchiolare ogni giorno di più sotto i colpi del nuovo mondo multipolare a trazione russo-cinese.