USA, crollo dei depositi bancari
di Jeff Hoffman
I depositi bancari negli Stati Uniti sono crollati di circa 500 miliardi di dollari solo nel primo trimestre dell’anno. Si tratta del più forte ribasso dal 1984.
A darne notizia è la Federal Deposit Insurance Corporation, agenzia governativa che vigila sulla solvibilità degli istituti bancari e assicura i depositi fino a 250mila dollari.
Potremo vedere le reali conseguenze della crisi e dei fallimenti bancari soltanto dopo il secondo trimestre, ha precisato ai giornalisti il presidente dell’agenzia, Martin Gruenberg. “Il settore bancario continua ad affrontare significativi rischi al ribasso a causa degli effetti dell’inflazione, dell’aumento dei tassi di interesse di mercato, del rallentamento della crescita economica e dell’incertezza geopolitica”, ha puntualizzato Gruenberg.
Nell’esaminare quasi 5mila istituti bancari l’agenzia del governo ha puntato il dito contro l’aggressivo rialzo degli interessi e sui fallimenti della Silicon Valley Bank, della Signature bank e, soprattutto, della First Republic che ha rappresentato il secondo più grande fallimento della storia bancaria degli Stati Uniti.
43 sono gli “osservati speciali” fra gli istituti bancari, 4 in più rispetto all’ultimo report, dove a passarsela peggio sembrano essere la PacWest, la Western Alliance, la Zions bank e Comerica.
La verità taciuta, tuttavia, è che si tratta del quarto trimestre di costante deflusso di denaro dagli istituti bancari a stelle e strisce. Eppure la FED continua imperterrita a cantare la canzone della ripresa economica che, oramai è chiaro, prevede la devastazione industriale ed economica del Vecchio Continente.