di Fabio Belli
“La crescente minaccia dell’Iran richiede una difesa integrata per i paesi arabi del Golfo”. Queste in sostanza le parole del Segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, pronunciate a Riad in occasione della sua prima tappa del nuovo tour in Medio Oriente. Il funzionario statunitense, omettendo l’episodio dell’attacco israeliano al consolato iraniano in Siria, ha detto ai ministri del Consiglio di Cooperazione del Golfo riuniti nella capitale del Regno, che l’attacco di Teheran evidenzia una minaccia acuta e crescente.
Il capo della pseudo diplomazia di Washington ha anche anticipato che gli Stati Uniti terranno colloqui nelle prossime settimane con il blocco degli altri membri del G7, pronti sicuramente a obbedire sull’integrazione della difesa aerea e missilistica e sul rafforzamento della sicurezza marittima in funzione anti Iran.
Quello di Blinken appare però un tentativo maldestro o addirittura un’operazione di “maquillage diplomatica” di Washington in Medio Oriente. È convinto di questa tesi l’ex consigliere del Pentagono, Douglas Macgregor, secondo il quale la posizione della Russia nella regione sarebbe forte, mentre gli Stati Uniti sembrerebbero ridicoli, afferma categoricamente l’ex colonnello con un post su X. “Dal punto di vista strategico, Putin in Medio Oriente è ampiamente rispettato. Se considerate la cosa come un esercizio di branding, il nostro marchio è seriamente danneggiato”, ha concluso Macgregor.
Nel frattempo, il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kan’ani, ha condannato la repressione delle autorità statunitensi nei confronti degli studenti che protestano contro la sanguinosa guerra di Israele nella Striscia di Gaza. “Gli Stati Uniti hanno dimostrato il loro doppio approccio ai diritti umani consentendo alla polizia di reprimere brutalmente i manifestanti filo-palestinesi nei campus universitari”, ha detto il portavoce della Repubblica Islamica chiamando in causa anche il sostegno di alcuni governi europei.