di Elisa Angelone
L’Italia è ad oggi l’unico Paese del G7 ad aver firmato un memorandum sulla Nuova Via della Seta cinese. O meglio, era l’unico Paese. Il protocollo di intesa, infatti, firmato nel 2019 dal Governo Conte e valido fino al 2024, non è mai stato visto di buon occhio dai padroni di oltreoceano e non è mai realmente decollato. Al Governo Meloni spetta l’arduo compito di decidere le sorti dello storico accordo con la Cina entro la fine dell’anno: se rinnovarlo oppure abbandonarlo. La visita a Roma, lo scorso febbraio, del capo della diplomazia del Partito Comunista Cinese, Wang Yi, aveva l’obiettivo di rilanciare i rapporti con l’Italia, anteponendo gli interessi economici e commerciali di Roma e Pechino alle tensioni geopolitiche globali. La Cina si era detta disposta a importare più prodotti italiani e a sostenere le aziende italiane per espandere la loro quota di mercato in Cina e l’impressione generale era che Roma potesse approfittarne per chiedere, come da copione, un maggior impegno cinese nei confronti della Russia nella questione ucraina. L’indecisione dell’Italia, stretta tra le pressioni degli alleati e nuove prospettive economiche per il futuro, era palpabile.
A venire in soccorso del Governo Meloni ci ha pensato, come spesso accade, Washington. Ieri, infatti, 4 maggio, la premier italiana ha ricevuto lo speaker della Camera dei Rappresentanti USA, Kevin McCarthy. All’ordine del giorno proprio le questioni ucraina e cinese. Washington è evidentemente impaziente di sapere in che modo i vassalli italici intendono posizionarsi in merito al maxi progetto cinese, in modo da calibrare, forse, eventuali nuove pressioni.
Guarda caso, dopo l’incontro con il politico statunitense, Il Sole 24 Ore ha riportato la notizia di un probabile addio dell’Italia alla Via della Seta cinese. Notizia rilanciata da tutti i principali media, i quali riportano come l’accordo non sia stato, ad oggi, particolarmente vantaggioso per l’Italia.
Si potrebbe dire “missione compiuta” quindi per l’iniziativa USA volta a disincentivare il rinnovo dei legami del fu Belpaese con la Cina. Washington, tuttavia, farebbe bene a non farsi prendere da facili entusiasmi. Nel pomeriggio di oggi, 5 maggio, infatti, a Roma è giunto Wang Lutong, capo del dipartimento Affari europei del ministero degli Esteri cinese, proprio per discutere il rinnovo del memorandum sulla Via della Seta. Lo riferisce la testata Formiche, che riporta anche l’ipotesi, assolutamente plausibile, secondo cui Roma e Pechino potrebbero abbandonare il memorandum e al suo posto optare per un nuovo accordo commerciale meno vincolante. Un nuovo accordo dai toni smorzati, quindi, un compromesso che potrebbe accontentare tutti. Oppure no.