di Fabio Belli
Stiamo lavorando insieme ai partner del Medio Oriente sulle sanzioni “per negare ad Hamas la capacità di raccogliere e utilizzare fondi per compiere atrocità”. È quanto hanno dichiarato i ministri degli Esteri del G7 in una dichiarazione congiunta avvenuta oggi, 8 novembre, dopo un incontro a Tokyo, durante il quale il segretario di Stato statunitense Antony Blinken ha insistito sulla necessità di creare a Gaza le condizioni per una “pace e sicurezza durature”, evitando qualsiasi tentativo di assedio o riduzione del territorio o spostamento forzato del popolo palestinese.
Una linea più morbida, dunque, che potrebbe confermare quanto trapelato da alcuni media israeliani secondo i quali Biden avrebbe esortato il Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, ad attuare un cessate il fuoco per garantire progressi nel rilascio di alcuni prigionieri da parte di Hamas. Sempre secondo quanto riferito, la trattativa sarebbe stata avviata dal capo della CIA William Burns che a giorni dovrebbe visitare anche il Qatar.
Il delicato equilibrio della questione israelo palestinese sembra dunque essere centrale in vista delle prossime elezioni presidenziali statunitensi. Non a caso, il candidato alla Casa Bianca, Robert F. Kennedy Jr, ha definito lo stato di Israele un baluardo “… è quasi come avere una portaerei in Medio Oriente. Se Israele scomparisse, Russia, Cina e i paesi BRICS+ controllerebbero il 90% del petrolio mondiale e ciò sarebbe catastrofico per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”, ha detto Kennedy.
Al contempo la Cina chiede una conferenza internazionale di pace sulla recente escalation in Medio Oriente per rilanciare i negoziati sulla soluzione dei due Stati. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin sottolineando come Pechino sia “fermamente impegnata ad allentare le tensioni e a realizzare un cessate il fuoco” e ribadendo la linea tracciata dal presidente Xi Jinping che vede la soluzione dei due Stati come la via d’uscita fondamentale dal conflitto.
Nel frattempo Tel Aviv, riluttante a cessare le ostilità, sta lavorando alacremente per ripetere lo scenario del 1948. Le forze armate israeliane hanno pubblicato un video in cui enormi folle di rifugiati stanno lasciando le loro case nel nord di Gaza, dirigendosi, tramite la via principale la Sal-eh-Din, verso la parte meridionale dell’enclave. L’esercito israeliano sta tuttora bombardando zone civili, inclusi edifici con beni di prima necessità come panifici e terreni agricoli. Stamani è stato anche attaccato un convoglio della Croce Rossa che stava trasportando aiuti all’ospedale Shefa nella città di Gaza.