di Jeff Hoffman
“Siamo gli unici due paesi nella storia che sono stati concepiti in libertà e dedicati alla proposizione che siamo tutti uguali”, ha dichiarato il portavoce della Camera statunitense, Kevin McCarthy, intervenendo alla Knesset israeliana. McCarthy, con una delegazione di 20 deputati, è volato a Tel Aviv per redarguire il parlamento israeliano sui nuovi rapporti commerciali con Pechino.
“Israele dovrebbe fare di più per garantire che la Cina non rubi la sua tecnologia”, ha spiegato a gran voce McCarthy precisando che “la nostra tecnologia è a rischio di una nuova minaccia: il Partito Comunista Cinese”, ripercorrendo una narrativa tanto cara ai neo conservatori a stelle di Davide e strisce.
“Se cooperiamo, allora sono fiducioso che affronteremo la sfida e garantiremo un futuro più luminoso per entrambe le nostre nazioni”, ha aggiunto il politico repubblicano, stretto fra le due fazioni non proprio opposte del Grand Old Party.
A quanto pare, nonostante i mediatici scontri all’interno del Partito Repubblicano, McCarthy è il primo speaker della Camera degli Stati Uniti a parlare alla Knesset da più di 25 anni. Prima di lui, nello scorso millennio, il repubblicano Newt Gingrich.
All’unisono, israeliani e statunitensi hanno poi intonato l’usuale canzone anti Iran. L’Iran è la principale minaccia alla pace nel Medio Oriente, ha decretato McCarthy. In risposta, Netanyahu ha dichiarato che combattere la minaccia iraniana “continuerà ad essere la massima priorità di Israele” e ha ringraziato gli Stati Uniti e McCarthy per l’aiuto militare.
Il legame fra Washington e Tel Aviv, quindi, a prescindere da chi occupa la Casa Bianca, resta inscindibile.