di Gionata Chatillard
Si chiama Taiwan Conflict Deterrence Act l’ultima risoluzione anti-cinese approvata dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Il disegno di legge bipartisan, presentato già a gennaio 2023, intenderebbe scoraggiare un’eventuale invasione dell’isola da parte di Pechino. Il tutto, naturalmente, a suon di intimidazioni, dal momento che Capitol Hill, con questa nuova mossa, avverte che nel caso in cui tale invasione dovesse avvenire, Washington non esiterebbe a divulgare le informazioni in suo possesso su presunte irregolarità finanziarie commesse dai funzionari del Partito Comunista Cinese.
Il repubblicano French Hill ha così riassunto il senso dell’iniziativa: “Grazie a questo disegno di legge” -ha dichiarato il parlamentare- “se la Cina scegliesse di attaccare il popolo libero di Taiwan, il segretario del Tesoro sarà autorizzato a rendere pubblici i beni illeciti dei leader più anziani di Pechino, inclusi i nomi dei loro istituti finanziari e i loro conti correnti”. Ma non solo. Secondo Hill, infatti, la risoluzione della Camera dei Rappresentanti andrebbe “oltre” il semplice “nominare e svergognare” i corrotti funzionari cinesi, poiché permetterebbe anche di tagliare loro l’accesso al sistema finanziario statunitense. “Anche loro scopriranno che il mondo sta diventando un posto molto più piccolo”, ha minacciato l’esponente repubblicano, incassando subito la gratitudine del Governo di Taipei, che ha fatto i complimenti al Parlamento statunitense per aver trovato un modo “creativo ed efficace” per “sostenere pace, stabilità e sicurezza nell’Indo-Pacifico”.