di Domenico D’Amico
In apparenza, gravi e concordanti sono i segnali che arrivano dal Medio Oriente sul fronte dell’impegno militare diretto da parte degli Stati Uniti. E’ stato infatti evacuato il personale non strettamente necessario dall’ambasciata USA a Baghdad: “A causa dell’aumento delle minacce alla sicurezza contro il personale Usa e ai suoi interessi” – sottolinea il Dipartimento di Stato.
ll livello di pericolo in Iraq è stato elevato al massimo livello e i cittadini americani sono invitati a non viaggiare verso quel paese.
Nel frattempo alcune basi Usa sono state colpite da attacchi con droni sia in Iraq che in Siria; fonti americane ipotizzano il coinvolgimento “occulto” dell’Iran.
Ed è proprio con l’Iran che sta salendo la tensione; dichiara a proposito il Ministro della Difesa americano, Lloyd Austin: “A seguito di discussioni dettagliate con il Presidente Biden sulle recenti escalation da parte dell’Iran e delle sue forze per procura in tutta la regione del Medio Oriente, oggi ho diretto una serie di passi aggiuntivi per rafforzare ulteriormente la posizione del Dipartimento della Difesa nella regione. Queste misure rafforzeranno gli sforzi di deterrenza regionale, aumenteranno la protezione delle forze statunitensi nella regione e assisteranno la difesa di Israele”.
Il dispiegamento della Marina statunitense nel Mediterraneo orientale è sempre più massiccio: due portaerei con tutte le navi di supporto alle quali si aggiungono le navi di supporto inglesi e della Nato, Italia inclusa. Una delle due portaerei è la Gerald Ford, la più nuova e più grande a disposizione degli Stati Uniti, oltre che essere la più grande del mondo: vi sono cinquemila marinai a bordo, settanta aerei e molte testate nucleari pronte al lancio. Al contempo è stato attivato il sistema Terminal High Altitude Area Defence, che è un sofisticato sistema di difesa aereo e ulteriori battaglioni Patriot in tutta la regione.
Iran e Israele da parte loro non si risparmiano minacce vicendevoli, con il comandante in seconda della Rivoluzione Iraniana che minaccia di attaccare la città di Haifa e Israele che dichiara con il suo ministro dell’economia Nir Barkat “Il piano dell’Iran è di attaccare Israele su tutti fronti. Se realizziamo che vogliono attaccare Israele, non solo su tutti i nostri fronti, noi attaccheremo la testa del serpente, l’Iran”. Tutti segnali di una situazione pronta a sfuggire di mano? La tanto annunciata invasione di terra di Gaza da parte di Israele è però ancora rimandata, e anche gli Usa ufficialmente frenano Israele su questo specifico argomento: continuano però i bombardamenti di Gaza, con ormai 5mila vittime delle quali migliaia di bambini. Nelle ultime ore vi è stato un vertice telefonico tra Biden e i principali governi europei per cercare soluzioni praticabili, dopo la telefonata di ieri pomeriggio tra il Papa e il Presidente Usa voluta, come riportato dal Vaticano, dal Pontefice. Ma da più parti si tenta di frenare e ragionare, nella consapevolezza che un’escalation farebbe malissimo a tutti. Nel frattempo gli Usa hanno mosso i loro pezzi forti e si sono sistemati nel mezzo della “nuova” linea di faglia che dall’Africa del Nord, corre nel medio oriente, fin sopra al mar Baltico, passando per Armenia e Azerbaijan. E sembrano volerci restare per un bel pezzo.