di Jeff Hoffman
I termini che indicano in modo inconfondibile il genere sessuale delle persone come manodopera, signore e signori, figlio e figlia e, non sia mai, marito e moglie, sono banditi in quanto troppo chiari e non politicamente corretti.
Così, in altre parole, si è espresso il segretario di Stato Antony Blinken rivolgendosi ai dipendenti del Dipartimento di Stato di Washington.
Superando ogni satira e la più alta forma di auto ironia, Blinken ha suggerito ai funzionari governativi di adottare al posto di quei pronomi termini più rispettosi quali “forza lavoro, tutti, persone, genitore, figlio, coniuge o, in alternativa, partner”.
In un memorandum diffuso fra i dipendenti statali il 5 febbraio scorso Blinken ha spiegato ai funzionari dello stato che il genere è un costrutto sociale e che l’identità di genere di una persona “può non corrispondere al sesso assegnato alla nascita”.
Quindi, viaggiando fra un fronte di guerra e l’altro il segretario di Stato Blinken ha pensato bene che la priorità del momento storico sia quello di modificare il dizionario e ufficializzare, una volta per tutte, la neo lingua descritta da Huxley nel romanzo “Il mondo nuovo”.
Titolo del memo: Gender Identity Best Practices, che in italiano diventa piano strategico per la diversità, equità, inclusione e accessibilità.
Le nuove linee guida linguistiche, firmate da Antony Blinken, sono arrivate mentre gli Stati Uniti lanciavano un attacco multiplo in Iraq e in Siria e partecipavano ad almeno tre esercitazioni militari sparse nel pianeta.
Distogliendo l’attenzione da Gaza, Kiev e Taiwan con il sempre più alto rischio di una guerra civile, Blinken, nel consigliare “un linguaggio neutro dal punto di vista del genere”, ha ordinato ai membri dello staff di fare da esempio “mostrandosi” favorevoli al cambiamento dei pronomi.
Se fosse un libro si intitolerebbe “c’era una volta il genere umano” ma, ahinoi, è l’agenda venti trenta.