di Gionata Chatillard
Dopo anni di combattimenti sulla terra ferma in Afghanistan e in Medio Oriente, i Marines potrebbero non essere più in grado di affrontare un nemico in mare aperto. Proprio per questo, i militari del Pentagono si starebbero già addestrando per prepararsi a combattere in un campo di battaglia formato non da deserti e da montagne, ma da isole sperdute in mezzo all’Oceano. Uno scenario che ricalcherebbe da vicino quello su cui gli Stati Uniti si troverebbero ad affrontare la Cina nell’eventualità che scoppi un conflitto fra i 2 paesi.
Il nuovo piano di guerra marittima, rivelato dal Washington Post, è noto con il nome di Force Design e ricorda in parte il cosiddetto Island Hopping, una strategia militare anfibia impiegata dal Pentagono contro il Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale. In questo caso, la tattica messa a punto dall’Esercito statunitense sarebbe quella di mettere in prima linea piccole formazioni di Marines tenendole nascoste dai radar e da altri metodi di rilevamento. Compito di queste unità -di dimensioni ridotte e quindi in grado di muoversi più agilmente- sarebbe quello di raccogliere informazioni per poi condividerle rapidamente col resto delle truppe, invece di effettuare subito i tradizionali assalti anfibi che da sempre hanno caratterizzato il modus operandi di questo corpo militare.
Obiettivo della nuova strategia sarebbe dunque quello di poter affrontare la Cina in un terreno su cui gli Stati Uniti, oggi come oggi, non si sentono del tutto sicuri. A preoccupare Washington ci sono infatti gli enormi progressi raggiunti dalle Forze Armate della Repubblica Popolare in Oceano aperto, dove Pechino ha già costruito diverse isole artificiali che potrebbero servire proprio come avamposti militari in caso di conflitto. Un conflitto che, secondo l’ammiraglio statunitense John Aquilino, potrebbe iniziare a Taiwan entro i prossimi 3 anni.