di Jeff Hoffman
Tutti gli sforzi economici della National Nuclear Security Administration degli Stati Uniti si sono concentrati all’interno dei laboratori nazionali del New Mexico e della Carolina del Sud sulla produzione del plutonio per i nuclei sferici, ossia quei componenti che innescano l’esplosione delle armi termonucleari. Lo ha fatto sapere la stessa direzione dell’Amministrazione che, lunedì scorso, ha pubblicato il suo piano economico annuale che, volenti o nolenti, parla chiaro.
A preoccuparsi per la lentezza dei tempi e non per il futuro del genere umano, in ogni caso, numerosi sono deputati e senatori sia repubblicani che democratici.
Si legge sul rapporto che il sito nucleare della Carolina del Sud, Savannah River, dovrà produrre 50 pozzi all’anno entro il 2030, mentre il Los Alamos National Laboratory, nel New Mexico, dovrà produrne altri 30 anticipando l’avvio della produzione.
La produzione di plutonio, a quanto pare, era stata fermata nel 1989 anche in altri impianti degli Stati Uniti, quando FBI e agenzie ambientali avevano riscontrato massicce violazioni delle normative ambientali. Da allora una piccola manciata di pozzi è stata prodotta presso il laboratorio di Los Alamos nel New Mexico.
Il rapporto ha anche fatto luce su una serie di altri piani relativi alle armi nucleari, tra cui un programma per estendere la vita di servizio delle bombe atomiche B61-12 che gli Stati Uniti hanno accumulato in patria e in una mezza dozzina di siti all’estero fra cui la colonia italica.