di Jeff Hoffman
Dopo essersi aggiudicato le primarie in Iowa, New Hampshire, Nevada, South Carolina, Michigan, Idaho, Missouri e North Dakota, l’ex presidente Donald Trump ha quasi fatto cappotto in Oklahoma dove ha ottenuto il 90% dei voti, ma ha perso per poco nel turbo liberale stato del Vermont, vincendo così in 14 dei 15 stati coinvolti dal “super tuesday” delle primarie statunitensi. Il risultato ha fatto sì che la candidata repubblicana sostenuta dal deep state americano, Nikky Haley, ha abbandonato la corsa per la leadership.
Tuttavia, al di là della diaspora arabo musulmana in atto soprattutto negli stati del Michigan e del Minnesota, dove gli elettori democratici di origine araba si sono ribellati contro Biden a causa delle politiche militari a sostegno di Israele, il risultato del cosiddetto super martedì era a dir poco prevedibile.
Prevedibile anche la pressione operata dai democratici affinché gli elettori votassero per la Haley alle primarie repubblicane, cosa che però non hanno potuto fare nello stato chiave della California dove il Grand Old Party aveva escluso dal voto chiunque non fosse un repubblicano di nome e di fatto.
Non senza fatica, il presidente Joe Biden si è aggiudicato la nomination democratica nonostante il voto contrario delle isole Samoa. Trump “è determinato a distruggere la nostra democrazia, a strappare le libertà fondamentali come la possibilità per le donne di prendere le proprie decisioni in materia sanitaria, e a approvare un altro round di miliardi di dollari in tagli fiscali per i ricchi, e farà o dirà qualsiasi cosa per andare al potere”, ha scritto lo sconsolato comitato elettorale di Joe Biden al termine della maratona elettorale.
Quindi, nonostante i tentativi di escludere Trump dalle schede elettorali, ciò che è emerso dal martedì delle ceneri democratiche degli Stati Uniti è che i due contendenti della stanza ovale della Casa Bianca saranno gli stessi del 2020.
Poco prima del super tuesday, domenica scorsa, Donald Trump ha incontrato, nella sua villa a Mar-a-lago in Florida il proprietario della piattaforma X nonché patron della Tesla, Elon Musk, che, con un gruppo di oligarchi a stelle e strisce, è stato consultato per il sostegno finanziario della campagna elettorale 2024.
Il dilemma che resta invece aperto è: cosa arriverà per primo? La guerra o le elezioni presidenziali a stelle e strisce?