di Gionata Chatillard
Per preservare la pace, occorre armarsi fino ai denti. Questo, in sintesi, è ciò che ha riferito il capo dello Stato Maggiore Congiunto degli Stati Uniti, Mark Milley, alle commissioni parlamentari incaricate di stanziare fondi per il Pentagono. Le riunioni del Congresso, tenutesi un paio di settimane fa, hanno visto la presenza dei principali vertici dell’Esercito, che in coro hanno chiesto più soldi per far fronte a quella che ormai considerano la principale minaccia all’imperialismo statunitense, ovvero la Cina di Xi Jinping.
I discorsi della cupola del Pentagono sono stati talmente convincenti da superare senza problemi le tradizionali divisioni politiche dei parlamentari, tutti d’accordo sulla necessità di aumentare le spese per la Difesa con l’obiettivo di indebolire Pechino. O di “contenerlo”, come si preferisce dire in gergo diplomatico. Durante le riunioni non sono infatti mancate le solite stoccate moraleggianti contro la Repubblica Popolare, le cui flotte pescherecce sono state accusate dalla Marina statunitense di razziare le risorse dei paesi più deboli.
Quanto basta, evidentemente, per fare andare a braccetto democratici e repubblicani, che sul dossier cinese non hanno fatto fatica a trovare un consenso bipartisan a tutto tondo. D’altronde, le sanzioni decretate negli ultimi mesi dall’Amministrazione Biden sono figlie di quelle già imposte dalla Presidenza Trump negli anni precedenti. Sia per i blu che per i rossi, isolare la Cina è oggi più che mai prioritario per cercare di mantenere lo scricchiolante status quo partorito dalla Seconda Guerra Mondiale.
Secondo diversi analisti, a rendere tutto facile per il Pentagono sarebbe stata proprio la modernizzazione militare portata avanti da Pechino negli ultimi anni. Su missili a lungo raggio e ipersonici, ad esempio, gli Stati Uniti temono ormai di poter perdere il confronto con il Dragone. Motivo per cui il Congresso si è mostrato ben disposto a elargire lauti finanziamenti al Dipartimento della Difesa, dirottando anche risorse che in precedenza venivano assegnate al quadrante mediorientale. Una svolta che quindi punta tutti i riflettori dell’Esercito statunitense su Taiwan, sempre più candidato a ospitare la prossima edizione dei Campionati del Mondo di Esportazione della Democrazia.