di Fabio Belli
La Food and Drug Administration discuterà a breve la sperimentazione umana degli uteri artificiali.
La discussione si baserà su di un esperimento condotto dai ricercatori del Children’s Hospital di Philadelphia effettuato nel 2017 su alcuni agnelli e sarà esaminata da gruppi di lavoro che in tutto il mondo lavorano a esperimenti simili, nonché da esperti di bioetica che ne dovranno valutare le implicazioni per l’equità nella salute, i diritti riproduttivi e altro ancora.
Gli scienziati assicurano che la tecnologia, almeno per ora, non sarebbe in grado di supportare lo sviluppo dal concepimento alla nascita, bensì sarebbe utilizzata solo per simulare alcuni elementi di un utero naturale in modo da aumentare la sopravvivenza nella fase prematura del feto.
Secondo quanto riporta l’articolo pubblicato su Nature, la nascita pretermine sarebbe la principale causa di morte e disabilità nei bambini sotto i cinque anni. Nel 2020 vi sarebbero state circa 13,4 milioni di nascite di questo tipo in tutto il mondo e nel 2019 i circa 900 mila decessi sarebbero dovuti a questa causa. La tecnologia dell’utero artificiale mirerebbe dunque, almeno in teoria, a migliorare i risultati per i bambini prematuri nati tra la 22ª e la 28ª settimana di gestazione.
A prescindere dalla questione etica non mancano però gli scetticismi, anche da parte di alcuni scienziati, che si chiedono se valga la pena investire su una tecnologia costosissima e i cui usi possono essere distorti invece di trovare modi per migliorare il supporto alla gravidanza e alle tecniche standard per l’assistenza critica ai nati prematuri.