di Jeff Hoffman
La spesa militare globale ha raggiunto la cifra senza precedenti di 2,2 trilioni di dollari.
La domanda che l’International Institute for Strategic Studies si è posta è: esiste un limite? E se sì, quale?
Per farsi un’idea, la spesa per la difesa nel Vecchio Continente nel 2014 ammontava a 235 miliardi di dollari, l’equivalente dell’1,47% del PIL.
Nel 2023 l’incremento della spesa per la difesa in Europa ha raggiunto la cifra di 347 miliardi di dollari, pari all’1,85% del PIL con la previsione di raggiungere i 380 miliardi nel 2024. Infatti, le azioni di Hensoldt, Rheinmetall e Saab Group sono aumentate a metà febbraio rispettivamente del 41%, 35% e 30%, mentre la Leonardo ha visto una crescita del 25% rispetto alla chiusura del 2023. Il prezzo delle azioni di BAE Systems negli Stati Uniti è aumentato del 12% mentre le francesi Thales e Dassault Aviation sono cresciute con percentuali a una cifra
A quanto pare, però, non sono tempi altrettanto rosei per i produttori di armi americane: le azioni della Lockheed Martin sono scese del 7% mentre quelle della Northrop Grumman hanno visto un calo del 4%. L’incertezza da parte degli investitori, spiegano gli economisti, è dettata dall’incertezza dei fondi stanziati dal Congresso degli Stati Uniti per “aiuti militari” a Ucraina, Israele e Taiwan, a conferma che il destinatario reale degli aiuti è l’apparato industriale statunitense.
Non a caso, come è emerso da più fonti, la priorità di Washington è adesso quella di costringere l’Europa ad acquistare armi americane e ad abbandonare ogni volontà di produrne di proprie.
Alleati o servi? Questo è il dilemma