di Margherita Furlan
Mentre circa 60 mercenari francofoni sono arrivati al porto di Odessa su tre barche, il Segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, “ha dato il via libera” all’Ucraina all’azione militare in Crimea.
Blinken, parlando in una conferenza stampa con il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha, tra le altre cose, dichiarato di star “esaminando i Paesi che sostengono la base industriale di difesa russa, compresa la Cina”. D’altronde, lo stesso Stoltenberg ha precisato: “Russia, Cina, Corea del Nord e Iran vogliono il collasso dell’Alleanza atlantica in Ucraina”.
Stoltenberg, che finalmente ha un successore, Mark Rutte, attuale primo ministro dei Paesi Bassi.
Stoltenberg ha anche dichiarato che i Paesi membri della NATO hanno intrattenuto colloqui sullo schieramento di più armi nucleari poste in stand-by, viste le crescenti minacce di Russia e Cina. Il funzionario norvegese ha precisato che si tratta di misure necessarie a fini dissuasivi, ricordando che la NATO è anche un’alleanza atomica. Durante il suo incontro con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, Stoltenberg ha reso noto che i Paesi membri stanno incrementando mediamente le spese militari del 18%. Inoltre, 23 dei 32 paesi dell’Alleanza Atlantica hanno raggiunto il target del 2% del pil in spese per la difesa. Nel corso della sua visita a Washington, il segretario uscente si è soffermato anche sul ruolo della Repubblica Popolare Cinese nella guerra d’Ucraina, ritenendo indispensabile forgiare nuove intese con i Paesi dell’Indo-Pacifico per contenere Pechino e così imporre costi gravosi per il suo sostegno a Mosca.
Dall’altra parte del mondo, dopo 24 anni dalla sua ultima visita in Corea del Nord, Vladimir Putin, è tornato oggi a Pyongyang per incontrare Kim Jong-un. Le strade della capitale nordcoreana sono state drappeggiate con le bandiere bianco-blu-rosso e diverse gigantografie con il volto del leader russo sono state affisse sui palazzi.
L’inquilino del Cremlino è accompagnato da una delegazione di altissimo livello formata dal ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, dal ministro della Difesa, Andreij Belousov, dai ministri delle Risorse naturali, della Salute e dei Trasporti, dal capo dell’agenzia spaziale e dal vicepremier Alexander Novak, uomo di Putin per l’energia. Con un editoriale sul giornale ufficiale della Corea del Nord, Rodong Sinmun, Putin ha elogiato le relazioni tra i due Paesi e si è impegnato ad approfondire ulteriormente i rapporti sia in campo securitario che in quello economico mediante commerci non controllabili dall’Occidente: “La Russia ha incessantemente sostenuto e sosterrà la Repubblica Popolare Democratica di Corea e l’eroico popolo coreano nella lotta contro un nemico infido, pericoloso e aggressivo per preservare l’indipendenza, l’identità e il diritto di scegliere liberamente il proprio percorso di sviluppo”. Un messaggio, questo di Putin, rivolto dunque più ai rivali occidentali che non agli attori della penisola.
Un messaggio così chiaro che il capo del Cremlino ha ordinato la firma di un accordo di partenariato strategico globale con la Corea del Nord ancora prima del suo arrivo.
Le parti sperano di incrementare ulteriormente il fatturato commerciale reciproco, che è cresciuto di nove volte nel 2023 fino a raggiungere i 34,4 milioni di dollari.
La reazione dei media occidentali alla visita di Putin è piuttosto scomposta. Secondo Bloomberg, il legame della Russia con la Corea del Nord sarebbe un pericolo per il mondo. Ma ad allarmare di più gli Stati Uniti vi sarebbe il prosieguo del viaggio del Capo del Cremlino in Vietnam, principale partner commerciale degli Stati Uniti. Tuttavia, Mosca ha chiarito che il rafforzamento dei legami con il sud-est asiatico è finalizzato a facilitare la crescita della regione attraverso il commercio, gli scambi tecnologici e la creazione di nuove rotte logistiche e, allo stesso tempo, a garantire la sicurezza indivisibile in Eurasia, dove la Russia svolge tradizionalmente un ruolo importante.
Nel frattempo, mentre la flotta russa del Pacifico inizia le esercitazioni in Estremo Oriente con la partecipazione di circa 40 navi, imbarcazioni e navi di supporto, circa 20 aerei ed elicotteri dell’aviazione navale,
il viceministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese, Sun Wei Dong, e il vicedirettore dell’ufficio per la cooperazione internazionale dell’Esercito popolare di liberazione sono volati in Corea del Sud per incontrare il viceministro degli Esteri sudcoreano Kim Hong-kyun e altri funzionari della Difesa. Le delegazioni discuteranno di questioni inerenti alla penisola coreana e alla situazione geopolitica regionale. Pechino ha precisato che l’incontro 2+2 sino-coreano era calendarizzato da tempo e che non è legato in alcun modo ad altri paesi. Insomma, la coincidenza con il viaggio del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in Corea del Nord non sarebbe stata cercata di proposito.
Intanto, in Israele, Hezbollah ha trasmesso riprese in diretta da un drone sopra un aeroporto militare di Haifa protetto dall’Iron Dome, che apparentemente non funziona più.
Hezbollah ha completamente violato lo scudo aereo di Israele e ora fa volare liberamente i suoi droni intorno a Israele, rivelando alcuni obiettivi israeliani estremamente sensibili.
I sistemi di difesa aerea e i radar israeliani nel nord del paese sono stati completamente messi fuori uso.
Il tutto mentre gli Houthi hanno lanciato attacchi con missili e droni contro un cacciatorpediniere statunitense e due navi non autorizzate nel Mar Rosso e nel Mare Arabico, segnando il 116° attacco dell’esercito yemenita contro navi non autorizzate nella regione, e riflettendo la continua resistenza all’occupazione e all’intervento straniero. Non sarà un caso che ill principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman, si unisce all’appello dei BRICS, denuncia “crimini atroci” contro la Palestina e chiede la creazione di uno stato palestinese indipendente con “Gerusalemme Est come capitale.”
Mentre si approssima un’estate rovente, venti di guerra si fanno sempre più ruvidi.