di Gionata Chatillard
Alle decine di migliaia di persone scese in piazza la scorsa settimana per protestare contro la violenza e chiedere le dimissioni del Governo serbo, Aleksandar Vučić risponderà con una manifestazione che ha già convocato per il prossimo 26 maggio. “Sarà la più grande mai vista”, ha annunciato il presidente, assicurando ai suoi concittadini che a Belgrado “non ci sarà una nuova Maidan”. Parole, queste, che fanno trapelare tutta la preoccupazione del leader serbo per il futuro del suo paese, che teme possa essere presto oggetto dell’ennesima rivoluzione colorata targata Washington.
Sebbene le proteste abbiano avuto origine a causa delle recenti sparatorie che si sono saldate con la morte di 17 persone, il presidente sa bene come certi avvenimenti finiscano spesso per essere strumentalizzati dall’esterno. Anche perché è sufficiente guardare la cartina dell’Europa centro-occidentale per comprendere come Belgrado sia una vera e propria pecora nera in mezzo a un enorme gregge sempre più docile nei confronti del pastore statunitense. Le tragedie della scorsa settimana, ha chiarito in questo senso Vučić, “sono state brutalmente usate per scopi meramente politici, con l’unico obiettivo di destabilizzare la Serbia per prendere il Potere attraverso la violenza”.
Il piano del presidente per evitare di consegnare il paese al blocco occidentale passa adesso per convocare le elezioni entro settembre di quest’anno. Prima, però, Vučić ha detto di volersi dimettere dalla carica di leader del Partito Progressista Serbo, formazione che governa a Belgrado dal 2012. La manifestazione convocata dal presidente per la prossima settimana avrà proprio l’obiettivo di spiegare ai cittadini queste mosse, ma anche quello di annunciare altre “importanti decisioni” su cui, almeno per adesso, permane ancora il mistero.