di Gionata Chatillard
È il sottomarino USS Florida l’ultima pedina mossa da Washington sullo scacchiere mediorientale. Il sommergibile, a propulsione nucleare, è arrivato nelle acque del Golfo Persico con l’obiettivo di far sentire il fiato sul collo a Teheran in un momento di forte escalation militare dopo la riaccensione del conflitto israelo-palestinese.
Con questa mossa -che sarebbe anche potuta rimanere nascosta data la natura subacquea del mezzo in questione- il Pentagono intende lanciare un chiaro avvertimento all’Iran in almeno due sensi. Da un lato, si tratta di evitare che la Repubblica Islamica possa effettuare attacchi diretti contro Israele. Dall’altra, Washington intende dissuadere eventuali offensive contro le basi statunitensi in Siria e in Iraq, sempre più prese di mira dalle forze filo-iraniane presenti in questi paesi.
Lo USS Florida può trasportare fino a 154 razzi Tomahawk o 66 reparti speciali della Marina statunitense. A bordo non ci sarebbero però missili nucleari, o almeno questo è quello che assicurano le fonti citate dalla stampa occidentale.
Il dispiegamento di questo sottomarino, che si aggiunge così alle portaerei arrivate recentemente nel Mediterraneo Orientale, avviene in un momento in cui l’Iran sta stabilendo relazioni strategiche e commerciali sempre più solide con la Russia e la Cina, ovvero con i 2 principali rivali geopolitici degli Stati Uniti. A differenza di questi paesi, i toni adoperati da Teheran contro Washington lasciano sempre poco spazio alla diplomazia. Nelle ultime ore, il comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ha infatti affermato che la “pace” e la “sicurezza” di tutto il mondo vanno di pari passo con il declino degli Stati Uniti, paese che dalla rivoluzione del 1979 non è più riuscito a mettere le briglie alla Repubblica Islamica.