di Elisa Angelone
Mentre la fantomatica controffensiva ucraina arranca, gli Stati Uniti dichiarano di aver aumentato drasticamente la produzione di proiettili d’artiglieria da 155 mm per rifornire Kiev e ricostituire le proprie scorte. Scorte che, stando ad alcuni rapporti pubblicati dalla stampa statunitense, sarebbero quasi in esaurimento, tanto che, per rimpinguarle, Washington sarebbe in trattative con gli alleati asiatici Tokyo e Seul per il trasferimento delle munizioni negli USA.
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, infatti, gli Stati Uniti avrebbero inviato a Kiev oltre 2 milioni di proiettili in calibro 155 mm e si apprestano ora a rifornire il regime di Zelensky di nuove munizioni come parte del nuovo pacchetto di aiuti militari recentemente annunciato e del valore complessivo di 325 milioni di dollari. Il tutto mentre il comparto militare-industriale statunitense è in evidente difficoltà.
Il piano del Pentagono sarebbe quello di aumentare la produzione dei suddetti proiettili da 24mila a 70-80mila al mese entro il 2025. E’ chiaro l’intento di Washington di mantenere vivo il conflitto contro la Russia, ma anche quello di attirare nuovi clienti dell’industria militare europea. Molti alleati europei della NATO, infatti, Germania in primis, faticano a mantenere i ritmi di produzione richiesti dalla guerra in corso ed è facile prevedere che nel prossimo futuro saranno costretti ad acquistare le munizioni direttamente dai padroni di oltreoceano. Insieme ai soldati al fronte di questa guerra per procura, a morire è anche l’industria europea nel suo insieme.