di Gionata Chatillard
Con il bel tempo, arriveranno anche le bombe. Questa, in sostanza, è la minaccia rivolta dal Governo statunitense alle milizie filo-iraniane che negli ultimi mesi hanno preso di mira per decine e decine di volte le posizioni del Pentagono in Medio Oriente. Bisognerà solo aspettare che ci siano condizioni metereologiche favorevoli, ha fatto sapere Washington. Dopodiché, inizierà un’offensiva che, secondo i funzionari statunitensi, potrebbe anche durare “settimane”.
Il fatto che Washington abbia apertamente annunciato l’operazione -come se finora non avesse mai lanciato attacchi di questo tipo- pare presagire che gli attacchi saranno questa volta particolarmente violenti. “Sarà un’offensiva a più livelli”, ha spiegato ieri il segretario alla Difesa Lloyd Austin, aggiungendo che le sue truppe non hanno nessuna intenzione di lasciare l’Iraq o la Siria, come diverse fonti avevano invece sostenuto negli ultimi giorni. Prima di Austin, era stato Joe Biden stesso a minacciare una risposta alle milizie che avevano ucciso 3 militari statunitensi al confine fra Siria e Giordania. Una serie di annunci che non fa che preludere a nuova escalation in un conflitto che dal 7 ottobre scorso non fa che allargarsi a macchia d’olio.
A dire il vero, tanto le milizie citate da Washington come il Governo iraniano, non hanno mai rivendicato l’ultima offensiva mortale subita dalle truppe a stelle e strisce. Inoltre, da Teheran sottolineano come questi gruppi armati non prendano ordini dalla Repubblica Islamica, che non dovrebbe essere quindi ritenuta responsabile degli attacchi contro le posizioni statunitensi.
In realtà, nonostante la vicinanza ideologica e la collaborazione militare, la galassia di milizie che orbita intorno all’Iran potrebbe addirittura rappresentare un problema per il Governo degli Ayatollah. Ne ha parlato in queste ore il Wall Street Journal, sottolineando come per Teheran sia difficile tenere a bada quegli stessi gruppi armati che gli permettono di proiettare la propria potenza in tutta la regione. Secondo il quotidiano statunitense, a fine 2023 il leader supremo Ali Khamenei aveva convocato i vertici delle milizie alleate proprio per mettere in chiaro che il paese non intendeva assolutamente intervenire in guerra, né far degenerare il conflitto di Gaza in uno di più ampia portata. Parole apparentemente ignorate da questi gruppi, almeno a giudicare dagli avvenimenti delle ultime settimane, che hanno fornito agli Stati Uniti un casus belli perfetto per annunciare la prossima offensiva e stringere il cerchio intorno a Teheran.