di Margherita Furlan
Si è conclusa domenica 9 luglio la visita di quattro giorni in Cina di Janet Yellen, la prima di un segretario al Tesoro degli Stati Uniti dall’insediamento dell’amministrazione Biden. Il viaggio era finalizzato a instaurare dei canali di comunicazione più solidi tra i funzionari economici dei due paesi. Come riportato dal South China Morning Post, la Yellen ha definito la trasferta “un passo avanti per portare le relazioni tra Stati Uniti e Cina su una base più sicura”, ritenendo “disastrosa” e “praticamente impossibile” l’eventualità di un disaccoppiamento tra Pechino e Washington, rimarcando la differenza tra decoupling e de-risking. Tuttavia, nonostante i progressi sul lato della comunicazione bilaterale, “nessuna visita risolverà le nostre sfide dall’oggi al domani”, ha dichiarato la Yellen. Sul piano commerciale, il terreno di scontro più evidente riguarda i vari divieti americani all’esportazione in Cina di tecnologia per la produzione di chip di fascia alta. La segretaria al Tesoro li ha giustificati come misure legate a “specifiche preoccupazioni di sicurezza nazionale”, una posizione che per l’agenzia di stampa cinese Xinhua finisce col danneggiare i “normali scambi economici e commerciali”.