di Jeff Hoffman
Dopo otto anni di guerra, lo Yemen potrebbe essere a un passo dalla pace.
Mentre nella capitale Sana’a proseguono i negoziati fra la delegazione saudita e gli Houthi, a Teheran giungono altri emissari inviati dal governo di Riyadh con l’obiettivo dichiarato di riaprire l’ambasciata saudita in Iran, ulteriore passo verso una storica normalizzazione della regione mediorientale. A confermare le intenzioni saudite non c’è soltanto la riapertura dell’ambasciata a Teheran ma anche l’istituzione di un nuovo consolato nella città di Mashhad, nel nord ovest della Repubblica Islamica dell’Iran.
Pace, sia quella nello Yemen che quella tra Riyadh e Teheran, sgradita a Washington che, per esprimere il proprio dissenso ha pensato bene di spedire il direttore della CIA, William Burns, nella capitale saudita. Secondo quanto emerso dal WSJ, che cita un funzionario anonimo, Burns avrebbe incontrato il principe ereditario Bin Salman e alcuni membri dell’intelligence saudita. Il messaggio recapitato è chiaro: gli Stati Uniti sono alquanto dispiaciuti del riavvicinamento di Riyadh con Teheran. A quanto pare, tuttavia, il potere a stelle e strisce nella regione è ormai ridotto ai minimi termini, tanto che l’Arabia Saudita ha invitato il presidente siriano Bashar al-Assad al vertice della Lega Araba a Riyadh il 19 maggio.
D’altra parte, un accordo di pace in Yemen vorrebbe dire per gli Stati Uniti perdere definitivamente la presa sul principale alleato in Medio Oriente, l’Arabia Saudita. Negli anni del conflitto, Washington ha infatti supportato la coalizione guidata da Riyadh proprio per la natura anti-iraniana della stessa, alimentando di fatto la tensione tra i due Paesi.
Nel frattempo, la coalizione militare ha revocato le restrizioni marittime, permettendo alle navi commerciali yemenite di attraccare direttamente nei porti del sud, dove le truppe di Abu Dhabi avrebbero iniziato la ritirata. Abu Bakr Adeed, vice capo della Camera di Commercio dello Yemen, ha sottolineato che adesso, per la prima volta dal 2015, le navi non dovrebbero più fermarsi nel porto saudita di Jeddah per sottoporsi ai controlli di sicurezza. Il funzionario ha aggiunto che, d’ora in poi, più di 500 tipi di prodotti potrebbero ritornare nello Yemen attraverso i porti meridionali poiché rimossi dalle liste nere della coalizione militare.