di Fabio Belli
Gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza. “Procedere con una votazione oggi è stato un irresponsabile… non possiamo sostenere una risoluzione che metterebbe in pericolo negoziati delicati”, ha affermato l’ambasciatrice di Washington alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield.
Da Tel Aviv, intanto hanno le idee chiare.
“L’invasione di Rafah inizierà il 10 marzo, il giorno sacro musulmano che segna l’inizio del Ramadan, a meno che gli ostaggi israeliani tenuti da Hamas non saranno rilasciati”, è quanto ha affermato Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra di Tel Aviv.
Intanto Israele continua le proprie offensive altrove. Dopo i raid di ieri nel sud del Libano che avevano causato il ferimento di 14 civili, oggi la Mezzaluna Rossa Palestinese ha riferito che due locali dell’ospedale Al-Amal nella città di Khan Yunis, hanno subito un incendio dopo un attacco da parte dei soliti noti.
Ad essere colpito anche il sistema di approvvigionamento idrico dell’ospedale e un’abitazione. Al momento dell’attacco, nel cortile dell’ospedale si trovavano squadre della Mezzaluna Rossa Palestinese e dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi.
Nel frattempo, il portavoce del Consiglio politico supremo dello Yemen, Mohammed Ali al-Houthi, ha invitato l’Unione europea a non giocare con il fuoco. Il riferimento, per niente casuale, è alla missione navale denominata Aspides. Missione che vede in prima linea il “fu Belpaese”.
“La vostra presenza ha aumentato la militarizzazione del mare, ha preso di mira la navigazione internazionale e ha influenzato la catena di approvvigionamento alimentare per i negozi nei vostri paesi”, ha dichiarato al-Houthi su X.