di Gionata Chatillard
Questa volta, per rimettere in ordine le cose, si è dovuta scomodare Victoria Nuland. La vicesegretaria di Stato statunitense, che tira i fili dell’Ucraina già dai tempi del colpo di Stato del 2014, si è infatti precipitata nei giorni scorsi a Kiev per tranquillizzare Volodimir Zelensky, sempre più isolato dopo due anni di disfatte sul campo di battaglia. A preoccupare il presidente c’è soprattutto la figura di Valery Zaluzhny, comandante in capo delle Forze Armate che sembra ormai avere le ore contate. Lo stesso Zelensky aveva parlato apertamente della sua sostituzione, senza però fare i conti con l’ingombranza di un generale che non solo è più popolare di lui, ma che potrebbe anche fargli ombra se e quando si dovessero celebrare le prossime elezioni.
Secondo la stampa russa, il conflitto fra i due personaggi sarebbe arrivato ormai a un punto di non ritorno. La missione della Nuland a Kiev non avrebbe avuto quindi l’obiettivo di riavvicinare Zelensky e Zaluzhny, quanto piuttosto quello di trovare una via d’uscita a una situazione d’impasse. Non a caso, subito dopo la visita della vicesegretaria di Stato, il capo dell’Esercito ucraino si sarebbe detto disposto a fare le valigie per Londra, dove ad aspettarlo ci sarebbe il posto di ambasciatore nel Regno Unito. Il condizionale è d’obbligo, ma ad assicurarlo è stato ieri il parlamentare ucraino Yevgeny Shevchenko, sottolineando come questo incarico significhi in realtà per Zaluzhny una sorta di pre-pensionamento, o comunque di addio definitivo a ogni velleità politica.
E dire che a spendere belle parole per il capo delle Forze Armate era stato anche il sindaco di Kiev Vitali Klitschko, altro personaggio che con il tempo è diventato sempre più scomodo per Zelensky. Il vero problema per il presidente ucraino è infatti quello di essere sempre più isolato. L’ex comico, che già teme di essere scaricato da Washington, vuole evitare di essere circondato da persone che possano remare contro di lui. Proprio per questo ha annunciato di voler mettere in atto un vero e proprio “reset”, ovvero un repulisti attraverso cui attribuire la responsabilità della débacle militare ai capri espiatori di turno, primo fra tutti lo stesso Zaluzhny. Incolpandolo del fallimento della cosiddetta “controffensiva”, Zelensky intende non solo far ricadere su di lui la responsabilità della sconfitta, ma anche togliersi dai piedi un generale che avrebbe anche potuto usare l’Esercito per prendere il suo posto. Un’eventualità che, da quello che si è potuto capire, non sarebbe vista di buon occhio dagli Stati Uniti. Almeno per il momento.