di Fabio Belli
Qualsiasi atto di aggressione israeliano contro il Libano innescherebbe una versione avanzata della guerra di 33 giorni combattuta nell’estate del 2006, quando il regime occupante subì una umiliante sconfitta.
Ë quanto sostiene il vice segretario generale di Hezbollah, Sheikh Naim Qassem. Intanto a Gaza è il giorno 150 del massacro senza fine israeliano. Secondo quanto riferisce l’emittente libanese, Al Mayadeen, nelle ultime 24 ore le forze di occupazione hanno commesso 13 massacri, uccidendo 124 civili palestinesi e ferendone altri 210, portando il bilancio a 30.534 morti e 71.920 feriti. Sempre secondo l’emittente, le forze armate israeliane ostacolerebbero anche le operazioni di soccorso per liberare i cittadini palestinesi rimasti sotto le macerie.
Tuttavia, dietro le quinte dell’esercito di Tel Aviv non sembra tutto rose e fiori visto che sarebbe in corso una serie di dimissioni da parte dei suoi funzionari, tra cui il numero due della squadra di Hagari, colonnello Butbul, il colonnello Moran Katz ed il portavoce internazionale dell’occupazione militare israeliana, il tenente Richard Hecht.
Le dimissioni collettive sarebbero il risultato della protesta degli ufficiali contro questioni operative e personali.
Dal mondo occidentale, mentre il presidente francese, Emmanuel Macron fa marcia indietro sull’invio di truppe francesi in Ucraina, la Corte Suprema statunitense annulla la sentenza del tribunale del Colorado secondo cui Donald Trump non era idoneo a candidarsi nuovamente a causa degli eventi di Capitol Hill. La decisione dei giudici è stata unanime con 9 voti a 0, per cui il tycoon potrà continuare la sua corsa per la Casa Bianca.