USA: scacco al Perù contro la Cina
di Jeff Hoffman
Dopo aver rimosso e arrestato il presidente Pedro Castillo, la sessione plenaria del Congresso ha autorizzato l’ingresso di truppe statunitensi in territorio peruviano.
L’intento dichiarato è lo svolgimento di “attività di cooperazione” con le forze armate e la polizia nazionale, che tradotto in lingua corrente significa reprimere le massive proteste della popolazione che contano già oltre 70 morti e un numero imprecisato di feriti.
La Risoluzione 4766 votata con 70 voti a favore, 33 contrari e quattro astensioni, consentirà alle truppe a stelle e strisce di poter stazionare nel paese “per tutto il tempo necessario” fra il 1 giugno e il 31 dicembre 2023.
Le proteste che chiedono a gran voce la liberazione del presidente Castillo, nuove elezioni presidenziali e la formazione di un’assemblea costituente, sono state dunque ignorate e a prendere le redini del paese è stato l’esercito, agli ordini di Washington.
Stando a quanto comunicato dal Segretario della Commissione per la Difesa nazionale, Alfredo Azurin, non vi sarebbe alcun rischio per la sovranità nazionale. Secondo l’opposizione, tuttavia, la votazione sarebbe dovuta avvenire dopo avere consultato anche la comunità indigena.
“L’invio di soldati in Perù non fa altro che mantenere una politica interventista che non aiuta affatto a costruire legami fraterni tra i popoli del continente americano”, ha commentato il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador che, da persona dichiarata “non grata” in Perù, continua a ritenere Pedro Castillo capo dello stato peruviano. Secondo l’ex presidente della Bolivia, Evo Morales, destituito nel 2019 da un golpe pilotato da Washington, l’autorizzazione votata dal Congresso conferma che a governare il Perù è il comando meridionale dell’esercito a stelle e strisce.
A mantenere alto l’interesse degli USA verso il paese non è soltanto la ricchezza del territorio peruviano di litio e di altri metalli preziosi ma anche la presenza sempre più attiva della Cina che, tra le molte attività, a pochi chilometri da Lima sta costruendo un porto che potrebbe modificare molte rotte commerciali. E questo preoccupa non poco i padroni del discorso, che si sono affrettati ad avviare trattative per accaparrarsi il metallo proveniente dal cosiddetto “triangolo del litio”, situato fra Argentina, Bolivia e Cile. “Questa importante regione ha a che fare con la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e noi dobbiamo aumentare le nostre forze in gioco”, aveva affermato il 17 gennaio scorso il capo del comando meridionale dell’esercito USA, Laura Richardson.