di Elisa Angelone
Parallelamente alla visita di Stato di Xi Jinping a Mosca, ieri, 20 marzo, si è conclusa la seconda conferenza parlamentare Russia-Africa. Conferenza dal titolo eloquente: “Russia e Africa in un mondo multipolare”, in vista del secondo vertice russo-africano che si terrà in estate a San Pietroburgo.
Intervenendo alla conferenza, Vladimir Putin ha osservato come il partenariato tra Mosca e il continente africano abbia acquisito nuovo slancio e stia raggiungendo “un livello qualitativamente nuovo”. Al punto, ha riferito Putin, da essere diventato una priorità della politica estera russa.
“Siamo convinti che l’Africa diventerà uno dei leader del nuovo ordine mondiale multipolare emergente”, ha dichiarato il Capo del Cremlino, che ha garantito continua assistenza ai partner africani nell’ottica di “plasmare insieme l’agenda globale”. La Russia infatti sembra essere ben conscia della volontà di molti paesi africani di liberarsi dai vincoli neocoloniali dell’assistenza occidentale per perseguire politiche più indipendenti, nel rispetto dei propri interessi. Nella sua collaborazione con i paesi africani, Mosca punta in particolar modo sul rispetto della sovranità e dell’indipendenza della politica estera e interna dei partner africani, cogliendo dunque un aspetto di fondamentale importanza per un continente storicamente sfruttato per le sue risorse e dunque privato in gran parte anche di uno sviluppo indipendente.
Stanca dell’Occidente, l’Africa in generale sembra ora guardare alla Russia e all’apparente nuovo modello di cooperazione che Mosca ha da offrire.
Il Cremlino non perde certo occasione di rimarcare ciò che lo differenzia dal modello di cooperazione occidentale: “la Russia, a differenza degli Stati Uniti, ha invitato tutti i paesi africani al vertice, e non solo alcuni selezionati”, ha fatto notare il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che di recente ha concluso un notevole tour in Africa.
Putin ha inoltre promesso di fornire gratuitamente cereali russi ai paesi africani più bisognosi, qualora l’accordo sul grano ucraino non dovesse essere rinnovato.
Insomma, se si guarda a Mosca in questi giorni di marzo, si ha l’impressione di un Paese tutt’altro che isolato, bensì al centro di nuove dinamiche di cambiamento inarrestabili