di Jeff Hoffman
Uno dei principali punti all’ordine del giorno del viaggio del presidente brasiliano Lula a Pechino è la moneta comune all’interno dei BRICS. Tema in agenda al prossimo vertice, ad agosto in Sud Africa, d’altronde è l’ormai già ben avviato processo di de-dollarizzazione.
Una delle tesi in discussione infatti è l’esperienza di Brasile e Argentina, dove è stata creata la moneta elettronica denominata sur e impiegata per le transazioni interstatali.
E’ inoltre notizia di oggi, a conferma della grande fuga dal dollaro, che il Brasile ha effettuato il primo scambio commerciale con Pechino in yuan. Scambi commerciali di una certa consistenza considerando che nel 2022 sono intercorsi, fra i due grandi paesi, oltre 172 miliardi di dollari.
Anche Cina e Arabia saudita stanno commerciando in yuan ma, visto l’orientamento dell’economia cinese all’esportazione, per il grande paese asiatico uno yuan troppo forte potrebbe non convenire, mentre una valuta sovranazionale potrebbe aiutare ad evitare rischi con i tassi di cambio.
Nel frattempo, se le sanzioni e il congelamento dei beni russi all’estero hanno contribuito al rafforzamento del rublo, a dare notizia dell’incremento delle esportazioni di gasolio russo verso Marocco, Turchia e Arabia Saudita è Bloomberg, cha ha evidenziato ciò che i governi occidentali fingono di non vedere: il totale fallimento delle sanzioni e la fine del dollaro come valuta internazionale.
Nell’ora del tramonto, però, la guerra continua.